Mentre la Camera dei deputati, ieri, ha concesso il nulla osta per l'arresto dell'Onorevole Giancarlo Galan, ex Presidente della Regione Veneto - il quale peraltro aveva chiesto un rinvio per motivi di salute, avendo una gamba ingessata causa una caduta in casa - nell'ambito dell'inchiesta sul Mose di Venezia, una nuova grana giudiziaria piomba su Forza Italia. Questa volta a Montecitorio arriva un'altra richiesta d'arresto riguardante l'Onorevole Luigi Cesaro, già dimessosi di recente come Presidente della Provincia di Napoli, per opera della Dda di Napoli.

L'accusa è pesante: concorso esterno in associazione mafiosa, concorso in turbata libertà degli incanti e illecita concorrenza con violenza e minaccia aggravati dall'aver agevolato il clan dei Casalesi, fazione Bidognetti. Il solito intreccio pericoloso tra criminalità organizzate, politica e imprenditoria insomma. Nella fattispecie, l'Onorevole Cesaro è indagato in una inchiesta su presunte irregolarità nella concessione di appalti del Comune di Lusciano (Caserta) a ditte legate al clan dei Casalesi. Favorendo questi ultimi ed estromettendo forzatamente le ditte concorrenti. Oltre a lui, sarebbero coinvolti ex amministratori pubblici, l'ex consigliere regionale Nicola Ferraro e due dei fratelli dello stesso Cesaro.

La famiglia Cesaro avrebbe fatto più volte pressioni - perfino violente secondo gli inquirenti - nei confronti dell'amministrazione locale di Lusciano, al fine di vedersi attribuite diverse gare d'appalto. Tra cui anche i lavori per un campo sportivo. Come ricostruisce Il Fatto quotidiano, i Cesaro avrebbero guadagnato il 7% sull'ammontare dei lavori per il Pip.

Ma non è la prima volta che il nome del Deputato di Forza Italia viene accostato alla Camorra. Già negli anni '80, come riporta un documento inserito nelle 330 pagine della Dda di Napoli, risultano intercettazioni nei colloqui tra Raffaele Cutolo - Boss originario di Ottaviano, fondatore della Nuova Camorra Organizzata, che in quel decennio sparse violenza e terrore a Napoli e provincia, assoggettando perfino settori dello Stato - e la nipote Rosetta in carcere, col primo che diceva che egli era stato il suo autista e gli doveva diversi favori.

Ma Cesaro ha sempre ribadito la sua innocenza, ricordando l'assoluzione per non aver commesso il fatto dalla Corte di Cassazione. Poi un'altra inchiesta nel 2012, che lo costrinse alle dimissioni da Presidente della Provincia, scegliendo lo scranno da parlamentare. Ad incastrarlo, allora, fu un pentito. Da parte di Forza Italia sono arrivate parole di solidarietà, con Capezzone che ricorda la presunzione di innocenza. Intanto, un altro ex parlamentare del partito, Alfonso Papa, ha ricevuto sempre ieri una nuova richiesta d'arresto.