Non sarà né la prima né l’ultima, ma la rissa parlamentare di ieri in Senato rimarrà nella storia. Sul ring, all’angolo sinistro, il campione italiano in carica, forte del suo 40% di preferenze alle ultime europee, il Partito Democratico, capitanato dal premier Matteo Renzi. All’angolo destro del ring, invece, la fantasiosa, originale e imbarazzante opposizione, capitanata da Movimento 5 Stelle e Lega. Un match che rimarrà nella storia della grande politica italiana. A guardarci c’era tutta Europa, riunita a Milano per il vertice dei capi di Stato.
Le discussioni in aula sono state costruttive e responsabili: un libro è stato scagliato contro il presidente del Senato Grasso, i parlamentari del M5S sono saliti sui banchi del Parlamento saltando e urlando, il ministro del lavoro Poletti durante il suo intervento sul Jobs Act è stato ricoperto di insulti e grida. E poi ancora Loredana De Pretis e Roberto Cocianich, parlamentari di Sel e Pd, sono venuti alle mani. E il capogruppo grillino Vito Petrocelli, in seguito espulso da Grasso dal Senato, ha depositato 50 centesimi sui banchi Pd: “Un’elemosina”. Insomma: una grande giornata di politica italiana.
Ma il Belpaese non è nuovo alle discussioni costruttive in Parlamento, soprattutto in tempi di crisi, nei quali la responsabilità verso il Paese e verso il proprio lavoro dovrebbe essere massima.
Mandre di tutte le risse fu quella del 3 dicembre 1947. Si discuteva l’articolo 131 della Costituzione: “La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”. A discutere (o a picchiarsi decidete voi) quella volta furono repubblicani e monarchici. “Comunisti! Bastardi”. “Fascisti! Tornate alle fogne!”. Questo il contenuto della discussione parlamentare.
Solo due anni dopo un’altra rissa fra comunisti e democristiani per l’adesione dell’Italia alla Nato. 15 minuti di pura follia al centro dell’emiciclo parlamentare. Ma nel ’53 si toccò l’apice. Durante la domenica delle Palme. Il giorno perfetto per picchiarsi, quindi. 50 minuti di rissa mentre si discuteva della leggendaria Legge Truffa.
Allora a rimetterci fu il presidente del Senato Meuccio Ruini, che dovette uscire dall’aula, sorretto dai colleghi, dopo essere stato ferito con una tavoletta. Il tutto accompagnato dal grido: “Viva l’Italia!”.
Per arrivare ai giorni nostri tristemente memorabile fu l’occupazione dell’aula fatta dalla Lega nel 2004. Uno dei commessi leghisti fece così la sua entrata sul ring: “Adesso irrompo io in aula, urlando da vero terrone, come Abatantuono: viulenza!”. il 29 gennaio 2014 l’ultima. In campo M5S, ormai solito a certe scene, e Fratelli d’Italia. La grillino Loredana Lupo si imbavagliò per protestare contro la presidentessa della Camera Boldrini. La prima rissa social. Ripresa e continuata su Facebook.
Insomma la politica italiana (purtroppo) non è nuova a queste “sceneggiate” come le ha definite il premier Renzi davanti ai rappresentanti dei Paesi europei al vertice di Milano. Il Jobs Act è passato, il governo ha incassato la fiducia, ma tutto il mondo ha visto in che stato versa la nostra politica nazionale. Speriamo che la vergogna faccia rinsavire i nostri parlamentari. Ma visto il livello delle discussioni di ieri le probabilità sono pressoché nulle. Unica consolazione è la storia. L’Italia si è sempre ripresa ed è già caduta così in basso. Sappiamo rialzarci. Speriamo solo di farlo prima di perdere definitivamente la faccia di fronte al mondo. Cosa ne pensate del Jobs Act e delle risse di ieri? I parlamentari che hanno alzato le mani vanno espulsi dalla politica italiana? O questa ormai è la normalità?