"A former communist": così si presentò a Henry Kissinger Giorgio Napolitano, undicesimo (ed, ormai, ex) Presidente della Repubblica italiana, il quale ha oggi stesso rassegnato le proprie dimissioni. Queste ultime sono state formalmente pronunciate in Aula alla Camera, salutate con un lungo applauso ed una standing-ovation da parte della maggioranza parlamentare. Fino al momento dell'elezione del nuovo presidente le funzioni di Capo dello Stato, in ossequio a quanto previsto dalla nostra Carta Costituzionale, saranno svolte dal presidente del Senato, Pietro Grasso.  Una figura certamente controversa quella di Napolitano, che è stata amata o, al contrario, odiata, senza mezze misure. Nato a Napoli 93 anni fa, fin da giovane prende parte a gruppi antifascisti che, successivamente, costituiranno la base per la nascita del Partito Comunista, all'attività nel quale si dedica principalmente anche dopo il conseguimento della laurea in Giurisprudenza. La sua originaria natura comunista sarà spesso oggetto di forti critiche, nonostante egli abbia più volte cercato di mantenere un atteggiamento neutro, ma che gli è valsa anche la solidarietà da parte degli anti-berlusconiani.  La scelta circolava nell'aria già da tempo, ed è stata anche confermata dallo stesso Napolitano nel corso del messaggio di fine anno agli italiani. Una scelta obbligata, in ragione dell'età avanzata, della difficoltà e della stanchezza derivanti dall'incarico. Lo stesso Napolitano ha, infatti, confessato a una bambina, in piazza del Quirinale, come ormai la sua vita, per quanto privilegiata, somigliasse sempre più ad una gabbia dorata: "a casa starò bene e passeggerò", avrebbe detto con spirito di sollievo. Una ricerca di tranquillità, questa, caratteristica anche del suo regno da Presidente, per la quale venne spesso attaccato, poiché avrebbe portato ad approvare molte leggi poi dichiarate incostituzionali, come il Lodo Alfano.



Ciò che è indubbio è che il regno di Napolitano è stato sicuramente ricco di primati. Unico Capo dello Stato ad essere stato membro del Partito Comunista Italiano, è stato anche il primo Presidente nella storia della Repubblica italiana ad essere rieletto, al termine dei sette anni del suo primo mandato. Oltre sette anni ricchi di eventi, dall'avvento della crisi economica internazionale, alla nomina del governo "tecnico", e ad una serie di legislature non votate dagli italiani, ultima tra tutte quella del premier Renzi. Ma anche pieno di ombre, come il recente scandalo delle intercettazioni di Palermo, spesso accusato da più fronti politici di non essere mai stato un vero garante, e criticato anche non essere mai stato particolarmente amato dal popolo, specie se messo a confronto con Presidenti quali Pertini o Ciampi.  Si apre ora ufficialmente il toto-successore, che, ha assicurato il premier Renzi, verrà eletto per la fine del mese. Tra i nomi più accreditati figurano quelli di Giuliano Amato, Romano Prodi e Dario Fo. Favoriti anche i giuristi Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà; tra le donne, Anna Finocchiaro e Paola Severino.  La sintesi perfetta del lungo regno di "Re Giorgio" può forse ritrovarsi nella dedica, quasi profetica, che l'amico Curzio Malaparte gli fece in gioventù, quando gli regalò la prima edizione del suo libro "Kaputt": "A Giorgio Napolitano, che non perde mai la calma, nemmeno durante l'Apocalisse".