L'Italicum si avvia alla discussione in Senato, ma il voto favorevole sulla legge elettorale non è scontato, anzi. Proprio in questi giorni all'interno del PD ci sono stati dissensi e forti prese di posizione. Si tratta di una minoranza, circa trenta senatori, i quali minacciano di non votare il testo. La loro richiesta è chiara: il governo deve fare marcia indietro sui capilista bloccati. Cerchiamo intanto di spiegare su cosa verte la questione. Nella nuova legge le circoscrizioni saranno ridotte a cento, con i capilista che non saranno candidabili in più di dieci.
Almeno il 40% di questi sarà rappresentativo di genere, come pure di genere sarà la seconda eventuale preferenza.
Questa una delle novità introdotte. Ma i senatori, capeggiati da Miguel Gotor non ci stanno. Siamo pronti a bloccare la riforma, hanno sostenuto nella giornata di ieri durante l'assemblea di gruppo. Il motivo di queste affermazioni è stato spiegato proprio dal portavoce della protesta: con i capilista bloccati, le preferenze varrebbero solo per il partito che vince l'elezione e ottiene il premio di maggioranza, mentre gli altri partiti eleggerebbero solo i capilista bloccati. La conseguenza sarebbe, che il 60% dei deputati sarebbero nominati da tre-quattro grandi nominatori.
Questo strappo si va a sommare a quello avvenuto con Sergio Cofferati, che ha deciso di lasciare il partito a seguito dei presunti brogli nelle primarie in Liguria.
Duro il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il quale sostiene di essere pronto a dialogare con tutte le forze politiche per poi però arrivare ad un accordo: "non sono ricattabile". Discutiamo, ma domani si decide. Queste le parole del capo del governo. C'è la necessità di chiudere entro le prossime 48 ore infatti, vista l'imminente elezione del Presidente della Repubblica.
Questa riforma deve garantire governabilità e sicurezza a livello politico. Sono in molti a chiedersi se riuscirà a soddisfare tutti, e se finalmente si potrà avere un po' di stabilità. Vediamola allora più nel dettaglio. Innanzitutto il premio di maggioranza: Viene innalzata fino al 40% la soglia di voti che un partito deve conquistare per poter accedere al premio di maggioranza senza passare dal ballottaggio.
In questo modo, con tale premio solo per la lista vincitrice, si ottengono 340 deputati. Il secondo punto riguarda la soglia di sbarramento, che dall'attuale 8% viene abbassata al 3%. Così si supererebbe anche la differenza tra partiti coalizzati e non coalizzati.
Come detto prima, vengono introdotti i capilista bloccati, e vengono introdotte le preferenze. Non sarà facile superare lo scoglio degli scontenti: dai dissidenti di aria dem a Forza Italia che ha posto come clausola di garanzia, la certezza che l'Italicum non entrerà subito in vigore, ma solo a partire dal 2016, in modo da evitare un ritorno alle urne troppo anticipato. Sono queste, di fatto, settimane importanti durante la quale il governo si gioca un bel pezzo del suo futuro.
Anche il 29 gennaio con l'elezione del successore di Napolitano il partito di maggioranza deve dimostrare unità per portare avanti il processo delle riforme. Già oggi ne sapremo di più. Anche se sono tanti quelli che sostengono che la partita più importante di giocherà con il Parlamento in seduta comune quando all'ordine del giorno ci sarà l'elezione del nuovo capo dello Stato. Nel 2013 ci furono i 101 franchi tiratori e a farne le spese, oltre al candidato Romano Prodi, fu tutto il Partito Democratico. Dopo quel periodo si è aperta l'era Renzi, se la lezione è stata imparata lo scopriremo fra pochi giorni.