Da qualunque prospettiva si vogliano analizzare, le elezioni regionali hanno confermato un dato sostanziale: la disaffezione degli elettori dalla politica. Meno del 54% degli aventi diritto si è infatti recato alle urne per scegliere il proprio presidente, i propri consiglieri. Un picco negativo record, ben al di sotto del 64,13% già registrato nel 2010. Certo, la scelta di fissare l'election day nel bel mezzo del primo ponte estivo dell'anno non ha pagato in termini di affluenza. L'effetto Renzi pare essersi ridimensionato sotto il sole cocente di fine maggio.

La leadership del premier resta indiscussa, ma questo parziale passo falso sul campo peserà in termini di equilibri interni al Partito Democratico e alla maggioranza stessa di governo che lo sostiene.

Il rumore in casa dei nemici

Nemmeno il tempo di archiviare la parentesi elettorale, che la polemica tra Renzi e la minoranza democrat è tornata forte a riacutizzarsi. L'emorragia di voti (2.143.003 in meno rispetto al 2014, 1.083.557 al 2013) registrata nel segreto delle urne è divenuta il nuovo manifesto dei ribelli. Le sconfitte senza appello in Liguria e in Veneto, le scelte infelici delle candidate Paita e Moretti, hanno rappresentato i primi veri errori della regia politica del premier.

A complicare il tutto, il caso Campania e dunque il destino del neogovernatore Vincenzo De Luca. Secondo la legge Severino per l'ex sindaco di Salerno, condannato in primo grado per abuso d'ufficio, dovrebbe scattare la sospensione dal mandato all'atto dell'insediamento della sua giunta. Il condizionale è d'obbligo perché sul tavolo di Renzi c'è l'ipotesi di un soccorso ad personam per il presidente eletto.

De Luca nel frattempo (e tanto per rasserenare il clima nel Pd) ha denunciato per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d'ufficio, la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, con l'accusa di averlo inserito venerdì nel listone non certo lusinghiero degli impresentabili.

Caos e polemiche in Campania

"Quello che accadrà ora in Regione nessuno lo può sapere con certezza, ormai è il caos". Ad affermarlo è l'onorevole Silvia Giordano, esponente alla Camera del Movimento 5 Stelle. "Indipendentemente dal parere della Commissione Antimafia che considera impresentabile De Luca - ha attaccato - la legge Severino lo considera ineleggibile. Quando noi abbiamo presentato ricorso sulla sua candidatura, la risposta è stata chiara: si può candidare ma non può governare". "E se per questo si cambierà la Severino - ha aggiunto la deputata - vorrà dire che De Luca sarà arrivato laddove non è riuscito Silvio Berlusconi e questo è davvero pericoloso". È netto infine il giudizio della Giordano per quanto riguarda la denuncia depositata dall'ex sindaco di Salerno ai danni di Rosy Bindi: "È un comportamento del tutto inadatto, tipico di un uomo che si sente onnipotente. Per noi De Luca non doveva essere candidato fin dall'inizio, ma evidentemente per Renzi è più importante avere voti che rispettare la legalità e la legge".