Piazza Syntagma è come sempre gremita di turisti, flash forsennati, facce entusiaste al ripetersi del cambio della guardia davanti alla tomba del Milite Ignoto, ogni ora, ogni giorno dell'anno. Anche oggi. A guardare le babbucce e i passi esagerati degli euzoni si direbbe che siano l'unica attrazione ateniese degna di nota, ma oggi gli occhi sono puntati un po' più in là, sul Parlamento. E' il giorno della verità: i cittadini greci sono chiamati a decidere sull'accordo del proprio Paese con i creditori europei. Tutta Europa aspetta il prossimo passo della Grecia, e potrebbe essere ben altra cosa rispetto a quello millimetrico dei soldati presidenziali, forse un salto nel buio, uno scatto d'orgoglio.

Cosa chiede il referendum

9,8 milioni di aventi diritto al voto dovranno rispondere Nai (Sì) o Oxi (No) a questa domanda: "Deve essere accettato il progetto di accordo presentato da Ue, Bce e Fmi nell'Eurogruppo del 25 giugno 2015, composto da due parti che costituiscono la proposta? Il primo documento è intitolato "Riforme per il completamento dell'attuale programma ed oltre ed il secondo Analisi preliminare per la sostenibilità del debito". I seggi hanno aperto alle 7 e chiuderanno alle 19 (le 18 italiane). L'affluenza minima da raggiungere è del 40 per cento. I promotori del Sì e del No stanno continuando a distribuire materiale informativo anche davanti ai seggi per convincere gli indecisi, i quali, pare, saranno determinanti per il risultato finale.

Tsipras al seggio

Il presidente greco ha espresso il suo voto intorno alle 9 di questa mattina, atteso al seggio da una ressa di giornalisti. Dopo aver votato Tsipras ha commentato: "Da domani apriamo la strada a tutti i popoli d'Europa. Oggi la democrazia batte la paura" e ha aggiunto "La volontà del governo, molti possono ignorarla.

La volontà del popolo non può esserlo".

In caso di vittoria dei Sì

Per il governo il rischio di cadere è tangibile. Infatti Tsipras e i suoi ministri hanno apertamente sostenuto il No, e una risposta contraria del popolo sarebbe equivalente ad una mozione di sfiducia. A quel punto si cercherebbe di trovare una maggioranza in Parlamento allo scopo di formare un governo di unità nazionale.

Le trattative al tavolo europeo riprenderebbero, con il manico del coltello sempre più stretto nel pugno dei creditori, e la lama a sfiorare pericolosamente la debole carne ellenica.

Successo dei No

In questo caso si aprirebbero scenari inediti: è l'esito auspicato dal governo Tsipras, che si dice convinto che la trattativa rimarrebbe aperta, con i creditori finalmente propensi ad ascoltare le richieste della Grecia. Ma i presidenti europei, Merkel davanti, e il presidente della Commissione europea Juncker hanno ribadito chiaramente che un eventuale successo del No al referendum odierno sarebbe da interpretare come un No all'Euro. E che in quel caso la Grecia dovrebbe abbandonare l'Unione Europea.

I cittadini che discutono nervosamente fuori dei seggi non sembrano avere nessuna intenzione di spalancare burroni sotto i loro piedi, o dare il via ad una catastrofe finanziaria, ma senza dubbio, oggi, ne hanno il potere.