A Maria Elena Boschi è toccato il compito di rispondere in Parlamento delle intercettazioni che avevano per protagonista Renzi. La Boschi ha ovviamente cercato di minimizzare l'accaduto, spostando più che altro l'attenzione sulla secondo lei illegittima pubblicazione delle intercettazioni. Ecco quali sono state le parole del ministro per i rapporti con il Parlamento.

Le parole della Boschi

Le domande provenivano, come era prevedibile che avvenisse, da un deputato del Movimento 5 Stelle, Daniele Pesco, che a nome del suo gruppo parlamentare ha chiesto al governo spiegazioni riguardo alle intercettazioni pubblicate pochi giorni fa dal Fatto Quotidiano che vedono Renzi protagonista di una telefonata con Michele Adinolfi, oggi comandante in seconda della Guardia di Finanza, con il quale il nostro primo ministro parlava di un possibile rimpasto di governo poco prima di asfaltare Letta e prenderne il posto.

Le risposte della Boschi però sono state molto diplomatiche e non risolutive. Come si legge sul sito del Fatto Quotidiano infatti, il ministro come prima cosa ha spostato l'attenzione dal contenuto delle intercettazioni ad una questione che ormai è annosa: è giusto che intercettazioni che non rivelano nessun reato siano pubblicate e diventino un caso mediatico che inevitabilmente influenza poi la politica? Secondo il ministro la risposta è no. Addirittura la Boschi ha annunciato che il procuratore generale ha aperto un fascicolo sull'argomento per accertare eventuali responsabilità. Precisato questo, il ministro ha sminuito il contenuto delle intercettazioni. Ha anche detto che il suo governo non ha intenzione di rendere conto di una faccenda che secondo lei è tutto fumo e niente arrosto, un nulla di fatto gonfiato ad arte dalla stampa.

Del pranzo a cui ha partecipato Nardella, durante il quale si parlava tra le altre cose con toni non proprio edificanti di Giorgio Napolitano e di suo figlio Giulio, il governo se ne lava le mani in quanto nessun esponente di questo era seduto a quel tavolo. Per quanto invece riguarda le telefonata di Renzi secondo il ministro non c'è nulla di strano, in quanto nella telefonata non si parla di niente di diverso da ciò che si poteva sentire semplicemente accendendo la televisione o aprendo il giornale durante quel periodo (inzio dell'anno scorso), e non si fa in nessun modo trapelare un possibile scambio di favori tra Renzi e Adinolfi.

Men che meno si parla di ricatti nei confronti dell'allora Presidente della Repubblica. Insomma, secondo la Boschi, che probabilmente riporta un pensiero condiviso anche dal primo ministro, niente di rilevante emerge da quelle intercettazioni.

Solo un caso mediatico?

Ovviamente i deputati pentastellati non sono per niente soddisfatti dalle risposte di Maria Elena Boschi.

Anche perché il ministro si è fatta portavoce per conto del suo governo di una linea di smentita, quando in fondo è comprensibile come quelle intercettazioni possano avere suscitato in qualcuno delle domande. Ed ecco che ritorniamo sempre lì, alla famosa questione morale. È vero che non emergono reati dalle parole del presidente del consiglio. Ma può essere questo l'unico parametro per valutare l'operato di un governo e dei suoi esponenti? A voi lettori lascio la risposta a questa domanda.