Il patto di Vienna sul nucleare può rappresentare l'inizio di una nuova fase per l'Occidente? È l'interrogativo che in molti si pongono e che difficilmente troverà una risposta nel breve termine. L'intesa raggiunta tra il blocco dei Paesi 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) e l'Iran è il frutto di una trattativa estenuante che ha lasciato strascichi interni. Obama ha parlato di accordo "frutto di verifiche", Rohani di "vittoria degli interessi iraniani". Conclusioni che, da sole, dimostrano quanto il recepimento delle 100 pagine del negoziato sarà problematico.
Sullo sfondo l'ira di Israele e del suo premier Netanyahu che ha accusato gli eterni alleati dell'Occidente di essersi arresi dinanzi "all'asse del male". L'annullamento delle passate sanzioni internazionali inflitte all'Iran per i suoi armamenti nucleari sono state mal digerite da Israele. Di diverso avviso la Russia che ha lavorato per trovare un compromesso. "Ora tocca agli Usa - ha rilanciato Putin - rinunciare allo scudo anti-missili in Europa".
Il rischio vale la candela
"Il patto di Vienna è di fondamentale importanza anche se bisognerà valutare la sua attuazione". Ad affermarlo è Roberto Aliboni, consigliere scientifico dell'IAI (Istituto Affari Internazionali). "Nel complesso - ha spiegato l'esperto per il Medioriente, Mediterraneo e Relazioni transatlantiche - non c'è dubbio che apra a nuove prospettive strategiche e geopolitiche e che sblocca una questione che dal 1979 ha provocato una serie di conflitti che potrebbero rientrare.
Eliminare le sanzioni all'Iran può essere un rischio perché non è detto che l'accordo funzioni". "Dietro le parti che hanno firmato - ha proseguito Aliboni - ci sono divisione interne (a cominciare dagli Usa e dall'Iran) che non lo condividono. Può essere che si lavori per sabotarlo o diminuirlo. I rischi però sono limitati dal fatto che le sanzioni sono facilmente ripristinabili".
Un segnale importante è arrivato dalla conferma della condanna sull'acquisto di nuove armi: "Il rischio vale la candela poiché non si può mai avere un'assicurazione completa sul rispetto degli impegni".
Le lacune dell'Europa
C'è chi ha letto, dietro il compromesso raggiunto sul nucleare, un rasserenamento dei rapporto tesi tra Usa e Russia.
"Io avrei dei dubbi in merito - ha sostenuto il consigliere dell'IAI - perché non credo che la Russia veda di buon occhio la distensione totale tra l'Iran e l'Occidente. Credo piuttosto che vi sia un opportunismo reciproco nel recepire l'accordo, ma non mi pare vi siano elementi di miglioramento dei rapporti tra le singole componenti". Emergono piuttosto le solite carenze dell'Europa: "Allo stato attuale manca una vera politica estera per l'Ue, anzi quel tanto di collaborazione che c'era stata nel passato è svanita con il caso Grecia". "Non ci sono le condizioni per gli europei di cogliere le opportunità collettive politiche e strategiche con la svolta in Iran. Ciascun Paese raccoglierà qualche frutto, slegato da un processo europeo unitario". È chiaro che può accadere ancora di tutto ma "solo il fatto di essere arrivati a un accordo soddisfacente è una vittoria notevole di tutti che però deve essere accudita".