'In 20 mesi sbloccheremo opere per un punto di PIL, almeno 15-16 miliardi in tutta Italia. E se il Sud sarà capace di far fruttare sia i vecchi che i nuovi fondi europei crescerà del 2,5-3%'. Così il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio risponde aidati forniti poche decine di giorni fa dalla Svimez.In un'intervista rilasciata a 'Repubblica', il Ministro parla di come fare nel concreto ad aiutare la parte più in difficoltà del Paese. Dal Governo, dunque, sembrano arrivare risposte concrete con la creazione dell'Agenzia per la coesione, l'accordo con l'Europa, per ricevere 50 miliardi di fondi e una programmazione già sulla carta.

Nonostante queste parole, da un lato c'è chi sostiene che per il Sud si fa e si è fatto troppo poco, dall'altro chi non vorrebbe dare altri aiuti economici al Meridione visti gli sperperi protratti nel corso degli anni. Nel primo gruppo va annoverato sicuramente il giornalista e scrittore Pino Aprileche difende la causa "sudista" a priori: 'Recentemente il governo ha preso 4.860 milioni di euro per le ferrovie e li ha distribuiti così: 4.800 dove hanno già tutto, da Firenze in su. E 60 milioni al Meridione, per fare una pernacchia a chi non ha nulla'. Così sostiene il giornalista/ scrittore in un'intervista al giornale 'Linkiesta'. Peccato che secondo la Ragioneria Generale dello Stato le regioni a beneficiare di una maggiore spesa pubblica in percentuale al Prodotto Interno Lordo sono proprio le regioni meridionali (basta andare sul sito della Ragioneria Generale dello Stato e cliccare su Le Spese dello Stato nelle Regioni).

Nell'intervista Aprile poi scaglia un attacco ai Savoia che nel 2015 può sempre essere utile...

Sull'altra sponda c'è il professore Luca Ricolfi, che fa delle analisi decisamente serie, nonostante si possa dissentire su alcune delle sue riflessioni. Il professore di psicometria fa notare in un articolo sul "Sole 24 ore" che: 'Occorre dire che, rispetto al 2000, non è il Sud ad essere andato peggio della Grecia, ma è l'Italia nel suo insieme, Nord compreso.

Fatto 100 il Pil Pro capite del 2000, la Grecia è sotto di 3 punti, mentre l'Italia lo è circa di 8, ma - attenzione - lo è sia nel Sud sia nel Centro-Nord. Il risultato è che, fra il 2000 e il 2013, nulla di sostanziale è cambiato nei redditi pro capite delle due metà del Paese'. Riguardo alle analogie di Grecia e Sud Italia il professore dice: 'Il peso dell'economia sommersa nel Sud è maggiore della Grecia.

L'evasione fiscale, spettacolare in entrambe le realtà. Il clientelismo e la corruzione. E, non da ultimo, la comune strategia di rinunciare agli investimenti per sostenere la spesa pubblica corrente e i consumi'. 'Ma l'elemento comune più importante - continua il professore - è la cultura del piagnisteo'. Insomma, tra nostalgici neoborbonici che inventano un paradiso perduto e persone che accusano il Sud di piangere, lavorare in nero e di non far nulla per cambiare la propria situazione, il Paese arranca, anzi, sprofonda.