Presto avremo un numero unico da chiamare per le emergenze, il 112 dei Carabinieri, che comprenderà anche la gestione delle emergenze attualmente gestite dai numeri 113, 115 e 118. Si tratta di una delle novità la cui introduzione è prevista dalla riforma della Pubblica Amministrazione approvata nei giorni scorsi dal Senato, quella che, sicuramente, avrà l’impatto di maggior riscontro sulla quotidianità degli italiani.
Il numero unico 112 per tutte le emergenze.
Anche le utenze telefoniche riservate alle emergenze saranno, quindi, interessate dal piano di razionalizzazione lanciato dal governo con il ddl sulla riforma della Pubblica Amministrazione che vedrà sparire il 113, riservato alla Polizia, il 115, per le chiamate ai Vigili del Fuoco e il 118 per le emergenze sanitarie.
La novità è stata accolta con una dose di scetticismo da parte di Francesco Bermano, presidente della Società Italiana Sistema 118, pur non contestando la validità dell’introduzione del numero unico sull’esempio di quanto avviene negli Stati Uniti, dove è sufficiente chiamare il numero 911 per qualsiasi tipo di emergenza.
‘Il 118 esiste da vent’anni’ sostiene Bermano, ‘e i cittadini avranno difficoltà a cambiare abitudini’. Ma l’elemento di maggiore difficoltà, sostiene il gestore del 118, sarà conciliare a livello organizzativo la Sanità, gestita a livello regionale, con il numero 112, gestito a livello nazionale dai Carabinieri. Per non parlare della necessità di formare il personale che dovrà rispondere al 112 che dpvrà essere preparato ad individuare il tipo di emergenza da affrontare per indirizzare il tipo di intervento più opportuno.
L’esperienza della Lombardia e la sperimentazione di Roma con il Giubileo straordinario.
La gestione delle emergenze attraverso il numero unico 112 non è, comunque, una novità, dal momento che è già stata attuata dalla Regione Lombardia che ha ottenuto, in proposito, un riconoscimento come miglior progetto di centrale unica di emergenza europea.
Esempio che sarà seguito, a partire dal primo novembre, dalla città di Roma e successivamente dalla Regione Lazio per volere del ministro dell’Interno Angelino Alfano in concomitanza con il Giubileo straordinario.