La proposta di riduzione delle Regioni da 20 a 12 ritorna di moda. Il disegno di legge, presentato all'inizio di questo mese, fa tremare tantissimi politici, specialmente i presidenti di Regione in quanto, se la legge dovesse passare, si ritroverebbero disoccupati dall'oggi al domani. Per questo motivo alcuni di essi oggi si fanno sentire cercando di smontare il tentativo di riforma.
Cosa propone la legge di riduzione delle Regioni
La proposta di legge presentata dagli esponenti Pd Morassut e Ranucci di fatto taglia le Regioni italiane da 20 a 12.
Rimarrebbero inalterate soltanto Sardegna, Sicilia, Lombardia ed Emilia Romagna, mentre tutte le altre verrebbero accorpate seguendo confini geografici e dando luce alle Regioni di Alpina, Triveneto, Appenninica, Roma Capitale, Adriatica, Tirrenica, Ponente e Levante.
Questa iniziativa ridurrebbe di molto i costi di gestione della cosa pubblica dato che si dovrebbero pagare meno stipendi tra presidenti di Regione, assessori e tutto il resto della macchina politica; i costi di gestione dell'acqua, della sanità, delle strade e le altre competenze regionali sarebbero razionalizzati e ci sarebbe certamente un maggior controllo sui conti.
La ribellione dei presidenti di Regione
Ma se da un lato lo Stato risparmierebbe diversi miliardi di euro evitando così di alzare le accise sulla benzina e l'Iva, dall'altro molti politici si ritroverebbero con molte poltrone in meno.
Per questo motivo oggi si fanno sentire alcuni dei presidenti di Regione. Debora Serracchiani (PD), presidente del Friuli Venezia Giulia, afferma che "nell'agenda del Governo non c'è nulla di simile", che è già difficile abolire le Province, figuriamoci cosa sarebbe abolire alcune Regioni, e inoltre secondo lei la frammentazione territoriale sarebbe pericolosa.
Piuttosto preferirebbe accorpare i Comuni sotto i 10 mila abitanti, risparmiando così le risorse in altro modo.
D'accordo con lei è il presidente della Regione Molise Paolo di Laura Frattura (PD) che afferma come va bene la razionalizzazione, ma non si può cancellare la storia con un tratto di matita. Anzi, per lui se proprio questa riforma va fatta, vanno seguiti criteri storici e culturali di ogni Regione, senza considerare che in questo modo si rischia un maggior frazionamento, basti pensare alle diversità culturali tra nord della Puglia e Salento, tra le varie zone del Lazio o alle diversità culturali della Toscana.
Il presidente della Liguria Toti (Forza Italia), è invece quasi d'accordo con questo disegno di legge. Anche se parla di un vero e proprio danno che il Governo sta facendo con le riforme, lui è d'accordo con la riduzione delle Regioni, ma ne farebbe solo 5, non 12, basandosi sulle circoscrizioni alle europee (Nord-Occidentale, Nord-Orientale, Centro, Meridione e Isole).
Vedremo come si evolverà questa legge, per adesso comunque, con la legge di stabilità che è sicuramente più urgente, non è ancora stata calendarizzata in Parlamento.