C'è da diventare matti. Mentre a Cuba Papa Francesco abbracciava il Patriarca russo Kirill (un evento atteso da più di mille e cinquecento anni), a Roma il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dell'assemblea dei vescovi italiani, con un'intervista, stavaprovando a dettare la linea politica al laico Parlamento italiano, neanche fosse un grillino dell'ultima ora. Sembrano due volti diversi, distanti e contrapposti, di una Chiesa in cerca di identità, di una comunità di credenti che sta cambiando alla velocità della luce. Le cose ovviamente sono più complicate di così.

I documenti (acta sunt servanda) possono aiutare a capire meglio cosa stia accadendo nella Chiesa cattolica e, di conseguenza, anche in una parte non marginale della politica italiana.

Il testo del documento di Francesco e Kirill

Dietro all'abbraccio storico che a Cuba ha riavvicinatofinalmente le due comunità cristiane più antiche del mondo, c'è un documento, neanche tanto lungo, che è stato firmato congiuntamente da Papa Francesco e dal Patriarca russo Kirill. Al punto 3 di questo messaggio che i due leader religiosi hanno voluto inviare al mondo intero, c'è scritto: "Incontrandoci lontano dalle antiche contese del 'Vecchio Mondo', sentiamo con particolare forza la necessità di un lavoro comune tra cattolici e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispetto, a rendere conto al mondo della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3, 15)".

"Rendere conto della speranza", aveva scritto San Pietro. E' questa la "novità" dell'incontro fraPapa Francesco e il Patriarca russo Kirill.La comunità dei cristiani nacque duemila anni fa, nel giorno del miracolo della Pentecoste. "Andate e annunciate la buona novella a tutti", fu l'esortazione del Cristo risorto. "Vogliamo unire i nostri sforzi per testimoniare il Vangelo di Cristo e il patrimonio comune della Chiesa del primo millennio, rispondendo insieme alle sfide del mondo contemporaneo", c'è scritto nel documento di Cuba.

Non si tratta quindi di una novità "rivoluzionaria". Paradossalmente, infatti, nonostante il clamore giornalistico internazionale, il gesto del Papaaffonda le sue radici più profonde nella tradizione cristiana più remota ed originaria. La missione dei cristiani "comporta il rispetto reciproco per i membri delle comunità cristiane ed esclude qualsiasi forma di proselitismo.

Non siamo concorrenti ma fratelli", hanno detto ad una voce Francesco e Kirill.

Le contraddizioni della Chiesa italiana

Se si analizza con attenzione critica il magistero di fratellanza universale di Papa Francesco, diventa ancora più incomprensibile la "strategia politica" del cardinale Angelo Bagnasco e di una parte non piccola della Chiesa italiana. Sembrerebbe evidente infatti l'esistenza di una contraddizione implicita nella diversità di approccio. L'arroganza muscolare di Bagnasco (dal family day alla richiesta di un voto segreto in Parlamento) sembra fuori sincrono con il magistero "umile" del Papa, come se veramente la Chiesa italiana e il Vaticano "oltretevere" fossero divisi da ben più di un fiume.

Anche in questo caso, sono i documenti, e non il buzz giornalistico sui social, ad agevolare la comprensione. In un'intervista, come riportato da Agensir, il servizio di informazione religiosa dei vescovi italiani, Bagnasco ha detto che“Ci auguriamo tutti che il dibattito sia ampiamente democratico, che tutti possano esprimersi ed essere considerate le loro obiezioni e che la libertà di coscienza di ciascuno su temi così delicati e fondamentali per la vita della società e delle persone sia non soltanto rispettata, ma anche promossa con una votazione a scrutinio segreto”. Si tratta della libertà di ognuno. Non dellacoercizione di un gruppo nei confronti di molti. I cristiani, dicono ad una voce, Francesco e Bagnasco, escludono il proselitismo. Non sono concorrenti dei laici. Vogliono solo poter parlare. In una democrazia è il minimo sindacale.