Il maxiemendamento del governo è stato approvato dal Senato ma il dibattito è ancora vivo, soprattutto dopo la decisione di togliere la fedeltà dall'elenco dei doveri cardine del matrimonio civile, a cui di fatto verrà equiparato il modello di unione riservato alle coppie omosessuali.
Il Partito democratico è arrivato al voto dopo aver trovato un accordo con il Nuovo centro destra e dopo aver a lungo discusso col Movimento 5 Stelle, contrario al voto di un emendamento premissivo che, ha fatto sapere il presidente del Senato Grasso, non sarebbe stato comunque ammesso.
Com'è cambiato il ddl Cirinnà
Tra una discussione e l'altra, il maxiemendamento ha fatto scomparire dal ddl Cirinnà non solo l'obbligo di fedeltà ma anche tutti i riferimenti alla stepchild adoption, ovvero l'adozione del figlio biologico del partner. Detto questo, la decisione presa dal Senato non inciderà in alcun modo sulle decisioni prese dai singoli tribunali per i singoli casi. Ciononostante la legge su cui dovrà esprimersi la Camera - e dove il Pd ha una larga maggioranza - attribuisce per la prima volta la definizione di "formazione sociale" all'unione civile tra coppie dello stesso sesso.
L'espressione "formazione sociale" è stata ripresa dall'articolo 2 della Costituzione italiana, così formulato: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale".
Le somiglianze col matrimonio civile sono chiare, tanto che si possono ritenere applicate alle unioni civili anche tutte quelle leggi che si riferiscono al matrimonio o che, nei loro testi, usano esplicitamente la parola "coniuge" o "coniugi". L'unione, che riguarda due persone maggiorenni dello stesso sesso, non parenti, non sposate (o unite) a un'altra persona nonché capaci di intendere e di volere.
Sì alla comunione dei beni e sì al prendere il cognome dell'uno o dell'altro (mentre nel matrimonio civile è ancora la donna a dover prendere il cognome dell'uomo).
In cantiere un ddl sulle adozioni
Ma non è finita qui. Monica Cirinnà, che ha dato il proprio cognome al disegno di legge che proverà a portare a un altro livello la presupposta uguaglianza di diritti italiana, non molla.
Intervenuta ad Agorà, la senatrice ha sottolineato come"un ddl sulle adozioni per le coppie omosessuali è quasi pronto. Verrà incardinato alla Camera, dove i numeri sono sicuri, in modo che arriverà al Senato blindato".
Il sì del Senato, ha messo in chiaro Cirinnà, rappresenta soltanto una vittoria a metà visto che alla fine i diritti legati alla famiglia non hanno trovato spazio. E, su questo punto, le parole riservate al Nuovo centro destra non sono state certo clementi: "Quella di Alfano - ha sottolineato Cirinnà - non è una svista. Il suo partitino dello zero virgola ha la necessità di ritagliarsi uno spazio politico, rivolgendosi a quella parte dell'Italia ancora arretrata e medievale".