Adottare il figlio del partner, sì, ma a patto che si tratti di un figlio naturale e non del frutto, tanto per fare un esempio, del cosiddetto "utero in affitto". È questo uno dei punti fondamentali del ddl sulle unioni civili, oggi fermo nell'ufficio drafting del Senato e presto al voto. La mediazione tra i cattolici dem e i centristi di Area popolare ha dato i suoi frutti (e soprattutto le sue modifiche): ma che cos'è alla fine questa step child adoption di cui tanto stiamo sentendo parlare in questi ultimi giorni?

Nel suo significato originale la step child adoption - ovvero l'adozione del figliastro - si riferisce al figlio del partner, senza fare differenze sul fatto che questo sia un figlio naturale oppure a sua volta adottato.

Nato nel Regno Unito, l'istituto si è presto esteso anche ad altri paesi, dalla Spagna alla Finlandia, per tutelare i diritti del bambino laddove non sia ancora concessa alle coppie omosessuali la possibilità di adottare. Punto su cui i cattolici non intendono scendere a compromessi.