Il Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha riferito, stamattina in Senato, sul caso dei quattro italiani rapiti in Libia - di cui due rimasti uccisi la settimana scorsa - ed ha chiarito che per liberare i due ostaggi, non è stato pagato alcun riscatto. Ma non è tutto, Gentiloni, ha anche affermato che non sono in programma interventi militari in Libiae che l'Italia, non si farà trascinare in azioni simili, o sarà oggetto di pressioni. Sono tante le reazioni, che ha scatenato questa dichiarazione; si è espresso anche il Senatore a vita ed ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale haspiegato che "non bisogna generare l'illusione che non ci sia un intervento con le forze armate".
Nessun riscatto per liberare gli ostaggi
Il dibattito a Palazzo Madama, è iniziato parlando dei quattro ostaggi italiani in Libia, soprattutto sui due tornati a casa. "Per la loro liberazione" - ha dichiarato il ministro Gentiloni - "non è stato pagato alcun riscatto". Il titolare della Farnesina ha spiegato che, al Governo non risultava l'imminente liberazione dei due ostaggi; inoltre Gentiloni, ha chiarito che nel nascondiglio, nel quale erano stati sequestrati i quattro, non sono stati trovati passaporti appartenenti, a membri dell'Isis. Sempre secondo il ministro, i quattro italiani, sono stati nelle mani dello stesso gruppo per tutta la durata del sequestro, cambiando solo una volta il luogo di prigionia.
"Per proprie finalità" - ha concluso il ministro - "il gruppo di sequestratori ha lasciato intendere che gli ostaggi, fossero stati separati, o passati nelle mani di altri gruppi; tale fatto, in questi ultimi giorni, si è rivelato falso".Infine gentiloni, ha dichiarato che, nonostante le informazioni acquisite, durante i mesi del sequestro, il luogo di detenzione, non è stato localizzato con sicurezza e precisione.
L'operazione
Gentiloni è stato chiaro: "La posizione dell'Italia non cambia. Vogliamo favorire la nascita di un governo di unità nazionale in Libia, attraverso un'azione diplomatica. Un percorso fragile; ma per quanto fragile è la sola base su cui lavorare". Il ministro degli esteri, ha poi aggiunto, che il governo "non si farà trascinare in avventure inutili e perfino pericolose per la nostra sicurezza nazionale, soprattutto in un paese come la Libia che, è grande sei volte l'Italia e conta 200mila uomini armati tra milizie ed eserciti; gli interventi militari non sono la soluzione".
Di opinione diversa però è l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale all'indomani del vertice Renzi-Hollande a Venezia, ha dichiarato, che l'Italia fa quel che può per le crisi umanitarie, nell'attesa che si formi un governo in Libia, ma per l'attuale senatore a vita "generare l'illusione che non abbiamo nel nostro futuro, alcunpossibile intervento, con le nostre forze armate, sarebbe ingannare l'opinione pubblica eun pacifismo vecchio stampo che non corrisponde alla realtà di un mondo in ebollizione". Dunque una vera e propria dichiarazione di guerra che non fa ben sperare, se si considera che a pronunciare tali parole, è colui il quale nel 2011, fu a favore dell'intervento armato in libia contro Gheddafi. Un'azione militare, che ha avuto le conseguenze odierne: si può stare più calmi per il futuro?