Venerdì 15 luglio la Turchia ha vissuto momenti di alta tensione e profonda confusione. Un fallito colpo di Stato ha lasciato molti interrogativi aperti, non solo dentro il Paese ma anche a livello globale. La versione ufficiale di quanto è accaduto in quelle ore incerte è che un gruppo di ribelli ha cercato di far cadere il governo di Recep Tayyip Erdogane i cittadini sono scesi in piazza per difendere la loro democrazia. A differenza delle manifestazioni contro il taglio degli alberi di parco Gezi, questa volta le strade vicino a piazza Taksim a Istanbul erano invase da ragazzi con bandiere turche che urlavano: “Allahu akbar” (Allah è grande).

Ma la questione è più complessa di quanto sembra.

Piano misterioso

Alcuni analisti internazionali guardano con sospetto il fatto che i piani dei militari ribelli siano rimasti in segreto per tanto tempo, viste le capacità dell’intelligence turca. Ci sono dubbi anche sulla possibilità che l’operazione sia partita nonostante si sapesse che avrebbe fallito e che l’obiettivo sia stato semplicemente creare un clima di instabilità nel Paese.

Operazione di “pulizia”

“La grande pulizia continua”, ha detto il ministro della Giustizia Bekir Bozdagal canale di tv NTV. Circa 290 persone sono morte durante le ore del fallito colpo di Stato, 1400 sono rimasti ferite e 6.000 sono state arrestate. Nessuno è stato risparmiato: 2.839 militari e 2.745 giudici e pm.

Alcune fonti sostengono che l’artefice del colpo è Akin Özturk, ex comandate delle Forze aeree turche. Erdogan punta il dito invece contro l’ex alleato Fethullah Gülen.

Colpo di Stato tragicomico

Gülen, ex amico e alleato di Erdogan, ha accusato il premier di essere la mente dietro il fallito colpo di Stato. Lui crede che l’accaduto sia stato una messa in scena per raggiungere più potere.

Deniz Baykal, laico analista politico del partito popolare Repubblicano (CHP) ha detto: “In 40 anni di vita politica non ho mai visto uno scenario di colpo di Stato così tragicomico”.

L’importanza geopolitica della Turchia

Quanto accaduto in Turchia ha sconvolto il mondo perché il Paese ha un’importante rilevanza in Medio oriente: è il ponte geografico tra l’Europa e l’Asia.

Inoltre, la Turchia è un membro di valore della Nato, e il presidente Erdogan e il suo partito AKP hanno molta influenza nel governo musulmano sunnita della regione. L’Akp ha sempre vinto le elezioni, ma molti si chiedono quale sia davvero l’impegno di Erdogan con la democrazia turca.

È la Turchia una democrazia?

“Definire la #‎Turchia una democrazia perché hanno le elezioni è come dire che la Coca-Cola è una bibita salutare perché dentro c'è l'acqua”, ha scritto su Facebook Anna Mazzone, giornalista esperta della Turchia. Riprendendo Fulvio Scaglione, Mazzone scrive: "Il tentato golpe in Turchia è tanta roba, come si dice. Però mi ha fatto pensare. Usa e Germania hanno subito detto che bisognava ‘rispettare l'ordine democratico’.

Ok, giusto. Ma se la Turchia odierna è una ‘democrazia’, perché l'Ucraina di Yanukovich non lo era? Perché la Russia di Putin non lo è? E se democrazia è laddove si vota e il resto pazienza, perché l'Iran (dove si vota) è stato così a lungo uno ‘Stato canaglia’ e l'Arabia Saudita (dove se parli di voto ti tagliano una mano) mai? Così, per dire. Giusto per non credere che il problema sia il camionista di Nizza, ecco”.