Quale sia il pensiero di Recep Erdogan dopo il fallito golpe ai suoi danni e le successive "purghe" di Ankara, è piuttosto evidente. In questo momento il rapporto della Turchia con Stati Uniti ed Unione Europea si è incrinato, forse irrimediabilmente. Oggi Erdogan incontra ufficialmente il presidente russo Vladimir Putin. "I nostri Paesi faranno molta strada insieme", ha dichiarato, aggiungendo inoltre che "l'Unione Europea ci prende in giro da 53 anni". Tutto ciò rappresenta un paradosso, alla luce dei recenti accordi con l'UE in materia di immigrazione, ora realmente a rischio, ed al fatto per nulla trascurabile che la Turchia è un partner NATO che, invece, 'flirta' con lo storico rivale dell'Alleanza Atlantica.

La strategia di Putin

Lo scorso novembre l'abbattimento di un cacciabombardiere russo da parte della contraerea turca aveva creato momenti di vera tensione tra Mosca ed Ankara. Ciò che sta accadendo in questi giorni, pertanto, meno di un anno fa era assolutamente inconcepibile. Restano parecchi nodi da sciogliere: in primo luogo la questione siriana, dove Erdogan continua ad esprimersi in maniera fortemente negativa nei confronti di Assad. In secondo luogo, anche il rapporto tra la Turchia sunnita e l'Iran sciita, fedele alleato di Mosca così come la Siria. Vladimir Putin è attualmente in battuta, se vogliamo usare un gergo tennistico, ed ha in mano la palla per imporre una nuova alleanza con la quale stabilire una vera egemonia in Medio Oriente.

L'avvicinamento di Ankara a Mosca lascia presagire una certa malleabilità di Erdogan sulla questione siriana. Alla fine il "sultano turco" potrebbe inghiottire il boccone amaro di una sopravvivenza dell'attuale regime di Damasco e sedersi allo stesso tavolo con il governo moderato che ha vinto le elezioni in Iran. Stati Uniti ed Unione Europea hanno duramente condannato il suo pugno duro contro i golpisti, veri o presunti, e pertanto Erdogan ha poca scelta perché rischia l'isolamento politico.

Un'asse Mosca-Teheran-Ankara è estremamente forte e pericolosa per la vicina Europa e per gli Stati Uniti. A proposito di Washington, non ci sorprende affatto la preferenza di Putin ad una eventuale elezione alla presidenza di Donald Trump, alla luce delle dichiarazioni del magnate newyorkese che sulle questioni di politica estera si è anche espresso in favore di Erdogan, della permanenza di Assad alla guida della Siria e di una nuova quanto inedita amicizia con Mosca. Ma in questo caso siamo convinti che Putin abbia puntato su un cavallo perdente.