Ci aspettavamo di tutto da questa pirotecnica campagna elettorale per le presidenziali statunitensi, tranne che sconfinasse in una "Spy Story" da guerra fredda. Se è vero che il KGB non esiste più da circa 25 anni è altrettanto autentico che Vladimir Putin ha fatto parte dell'intelligence sovietica per oltre 15 anni ed ha anche operato per la STASI, il famigerato servizio segreto della Germania dell'Est. Dalle accuse precise che arrivano direttamente da Hilllary Clinton e dall'intero Partito Democratico, il presidente russo non avrebbe perso il suo talento per lo spionaggio.
I contenuti del caso 'emailgate'
'Emailgate' è l'ennesimo caso spinosoche colpisce la politica stanuitense. Qualche giorno fa Wikileaks ha pubblicato il contenuto di 19 mila e-mail e parecchie confermerebbero il lavoro "oscuro" dei vertici del Partito Democratico durante le Primarie in favore di Hillary Clinton, ai danni del rivale Bernie Sanders. I messaggi di posta elettronica sarebbero stati "hackerati" dall'archivio del partito ed il nodo da sciogliere riguarda proprio la "mente" che ha condotto questa iniziativa. In realtà il contenuto delle e-mail non sorprende più di tanto, lo stesso Bernie Sanders in piena campagna elettorale aveva denunciato qualcosa del genere. Non è trascorso un secolo ma politicamente ci siamo quasi: i Democratici, Sanders in testa, oggi sono schierati in maniera unitaria sotto il vessillo della Clinton.
Piuttosto, se corrisponde al vero che dietro questa operazione ci sia il governo russo, così come sostiene l'entourage di Hillary, il caso 'emailgate' rischia di danneggiare seriamente il candidato repubblicano Donald Trump facendo inoltre riaffiorare vecchie e malcelate indiscrezioni sulla sua resurrezione finanziaria.
Capitali russi a sostegno di Trump?
Una lunga parabola di "business man" iniziata nei primi anni '70 con tanti successi ma anche clamorosi tonfi che sono costati miliardi di dollari. Non sempre Donald Trump ha avuto fiuto per gli affari: nel 1991 la costruzione del casino "Taj Mahal" ad Atlantic City fu un clamoroso flop per il quale avrebbe accumulato un debito pari a 900 milioni di dollari.
Per pagarlo fu costretto a cedere parecchie proprietà tra le quali la sua compagnia aerea. Altro clamoroso fallimento fu quello che colpì nel 2004 la "Trump Hotels & Casinos Resort" con debiti che avrebbero raggiunto la cifra astronomica di un miliardo ed 800 milioni di dollari. Le indiscrezioni in merito affermano che dietro la resurrezione economica di un imprenditore andato praticamente in bancarotta ci siano capitali di non precisata origine e qualcuno ha vociferato di una provenienza russa.
Gli attacchi alla NATO e lo staff di 'The Donald'
In un Paese come l'Italia scandali veri o presunti finiti nelle aule di Tribunale sono fedeli compagni della politica. Negli Stati Uniti funziona diversamente e queste illazioni potrebbero avere un peso rilevante alle prossime elezioni presidenziali.
Un candidato presidente americano che fa "comunella" con Mosca equivale ad una Bomba H fatta esplodere direttamente sulla Casa Bianca. Ad onor del vero "The Donald" ci mette del proprio, quando parla di undisimpegno americano sulle questioni internazionali e quando lancia pesanti critiche alla NATO. Vladimir Putin guarda con vivo interesse la corsa per la presidenza, fa dichiaratamente il tifo per Trump e non è del tutto da escludere che stia cercando in qualche modo di "spingerlo". Lo stesso staff del miliardario newyorkese desta perplessità: Paul Manafort, capo della sua campagna elettorale, ha lavorato in passato con Viktor Yanukovich, presidente filorusso dell'Ucraina. Il prezioso consulente Carter Page conserva rapporti strettissimi con "Gazprom", colosso russo degli idrocarburi e, infine, Michael Flynn, consulente per la politica estera, era seduto accanto a Putin durante una cena istituzionale a Mosca. Sono casualità? Forse, ma gli assist forniti ad Hillary Clinton sono certamente di prima qualità.