Un insuccesso che può trasformarsi in prova di forza per l’Italia, quello del summit UE a Bratislava dei giorni scorsi, sintetizzato nel diniego del Primo Ministro Matteo Renzi di presentarsi in una conferenza stampa congiunta con i capi di Stato di Germania e Francia, Angela Merkel e François Hollande.
DuroRenzi su scala internazionale
«La Germania non rispetta le regole sul surplus commerciale. Senza politiche su economia eimmigrazione, l'Europa rischia molto – ha spiegato venerdì 16 settembre il premier italiano – non posso tenere una conferenza stampa insieme a lorose non condivido le loro conclusioni in questi due ambiti.
Non è polemica, l'Italia non la pensa allo stesso modo degli altri»
E ancora, per quanto riguarda lo specifico della gestione dei flussi migratori: «O l'Unione Europea fa gliaccordi con i Paesi africani, o li facciamo da soli. Secondo noi sarebbe molto meglio che fosse l'Europa a intervenire, ma se l'Ue decide che questa non è la priorità, occorre essere noi ad intervenire – concetto ribadito ieri, lunedì 19 settembre, dal Palazzo di Vetro di New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, indetta con un programma che riserva particolare attenzione alla tematica dei migranti - se l'Europa continua così, noi dovremo organizzarci in modo autonomo sull'immigrazione. Questo è l'unico elemento di novità di Bratislava, dove si sono dette tante e tante parole ma non è emersa alcuna posizione chiara sul rapporto con l’Africa».
Il confronto con la prospettiva di Sala
A questo contesto internazionale nel quale l’Italia, non trovando la sinergia auspicata con gli altri Paesi dell’Unione, ha fatto valere la propria posizione in maniera netta, fa da contraltare la lettera inviata dal Sindaco di Milano Giuseppe Sala il 19 settembre, nella quale si argomenta sulle politiche relative all’immigrazione adottate dall’Italia osservando la questione da un punto di vista di raggio più breve, interno alla Nazione.
Quattro i punti chiave del testo:
- Prendere coscienza della reale portata del fenomeno, una complessa rete di flussi di persone che si spostano dalle regioni africane e mediorientali che, mal gestita per troppo tempo, si è trasformata in una problematica da affrontare con serietà e urgenza
- La stretta dei controlli lungo le frontiere e il rigetto del sentimento di accoglienza sono da considerarsi delle soluzioni sbrigative che, una volta prese, null’altro sono se non la dimostrazione del fallimento del progetto europeo
- La risposta deve essere data su più piani, comprendenti una copertura di risorse adeguata da destinare alle politiche sull’immigrazione; l’elaborazione di un soggetto unico che raccolga tutte le funzioni relative alla gestione dei flussi e all’accoglienza sparse attualmente in enti differenti (quali lo SPRAR - il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati -, i Comuni, le Caserme e via di seguito); la strutturazione di un accordo chiaro con il migrante, in cui si esplicitano il dovere dell’Italia a tutelare l’individuo approdato nel Paese e, dal canto suo, la volontà di quest’ultimo di seguire programmi che insegnino la lingua e le norme italiane; una costante e proficua collaborazione in senso verticale tra le istituzioni, dal Governo centrale, alla Regione fino appunto al singolo Comune
«L'Italia sta faticosamente facendo la sua parte.
Questo va detto chiaro e forte. Come cittadino ritengo che l'accoglienza non sia una scelta, ma un dovere. Come sindaco di Milano sono convinto che la nostra città viva nell'accoglienza uno dei tratti distintivi della sua identità. Come uomo di sinistra penso che ogni singolo migrante vada richiamato ai suoi doveri, ma nel frattempo gli tendo la mano – si legge nella lettera inviata da Giuseppe Sala a Repubblica.
Un intervento che nello spirito e nella lettera è stato apprezzato sia dal Governatore leghista della Lombardia Roberto Maroni che dal Premier Matteo Renzi stesso, che si è detto disponibile ad un concreto dialogo con le amministrazioni locali.