La risoluzione votata il 12 ottobre scorso dall’Unesco - l’agenzia Onu che si occupa della difesa della cultura in tutto il mondo - che di fatto accusa lo stato di Israele di agire come potenza occupante anche nei luoghi sacri di Gerusalemme Est, sta scatenando un putiferio in Italia. Sotto accusa la decisione del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni (Pd), di far astenere il nostro paese. Mercoledì prossimo l’inquilino della Farnesina è atteso in parlamento per un infuocato question time sulla vicenda preparato dal compagno di partito Emanuele Fiano (ebreo a sua volta).
Intanto, prova a difendersi parlando al Corriere della Sera di “successo italiano” a New York. Ma il risultato è solo quello di far inacidire ancor di più la comunità ebraica nostrana e i berlusconiani da sempre amici di Israele.
Le reazioni della destra alle dichiarazioni di Gentiloni
“È semplicemente incredibile – attacca questa mattina Maurizio Gasparri (FI) - che il ministro degli Esteri, Gentiloni, difenda ancora, in un'intervista al Corriere della Sera, la vergognosa decisione del governo italiano si astenersi in sede Unesco in occasione della votazione negazionista contro Israele”. Il riferimento gasparriano è alle risposte date dal ministro alle domande poste dal quotidiano. “La negazione da parte dell’Unesco del legame tra ebraismo e luoghi sacri di Gerusalemme è assurda, ma si ripete da anni”, aveva abbozzato una difesa Gentiloni, convinto che la battaglia politica efficace per favorire Israele sulla ‘questione Gerusalemme’ sia riuscire a convincere ‘con le buone’ gli altri paesi a virare verso una posizione di astensione all’italiana.
Il ministro ha anche ricordato che “quest’anno per la prima volta i Paesi astenuti sono più di quelli a favore: 27 a 23, con 6 voti contrari”, ma si rende al contempo conto che “questo calcolo diplomatico non è stato capito e che la scelta di voto abbia ferito la sensibilità di molti”.
Il primo a non averlo capito è stato proprio Matteo Renzi, schieratosi subito a difesa, non appena tornato da Washington, dell’amico premier israeliano Bibi Netanyahu.
Oltre a Gasparri, la reazione della destra italica è affidata a Roberto Calderoli. “Dichiarare che il muro del Pianto è patrimonio arabo è come dichiarare una chiesa sconsacrata al rango di moschea”, provoca il leghista, già indossatore della t-shirt anti Maometto, che giudica tardiva la retromarcia renziana e punta il dito sulla “figuraccia internazionale” del governo.
La comunità ebraica e la lettera a Mattarella di Noemi Di Segni
Se la destra cerca di gettare benzina sul fuoco sulla controversa (ma non infondata visto lo stato di occupazione in cui versano i Territori palestinesi) scelta di Gentiloni all’Unesco, la comunità ebraica italiana insorge come da sua abitudine quando c’è di mezzo lo stato di Israele. “È stata negata l’identità ebraica di Israele”, drammatizza in una lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Noemi Di Segni. La Di Segni non accetta la deliberazione dell’Unesco ed equipara la decisione gentiloniana di astenersi ad un gesto di negazionismo.