È pronto ad entrare alla casa bianca come fido scudiero del presidente, con il ruolo di chief strategy e consulente senior Stephen K. "Steve" Bannon, l’uomo che ha guidato personalmente la campagna elettorale di Trump dopo il licenziamento di Paul Manafort. Nato nel 1953, è il fondatore di Breitbart News, sito di informazione ultraconservatore online dal 2007. Ma non solo, Bannon è anche un produttore e finanziatore di vari film e documentari spesso indipendenti.

Bannon, l'uomo e il Businessman

Ha studiato alla Virginia Tech e alla Georgetown University conseguendo anche un Master in Business Administration alla Harvard University.

Ha svolto il servizio militare nella Marina degli Stati Uniti e successivamente è entrato a lavorare per la famosa banca Goldman-Sachs. Nel 1990 insieme ad alcuni colleghi fonda la Bannon & Co. e si specializza nei media.

Sposato due volte e con due figlie gemelle, venne accusato di violenza domestica dalla seconda moglie. Le accuse caddero quando la consorte non si presentò in tribunale e proprio in questo periodo incominciarono a girare voci sul suo presunto antisemitismo dovuto al fatto che avrebbe aggredito la moglie rea di voler mandare le figlie in una scuola frequentata da famiglie ebraiche.

Le critiche

Già la sua nomina in campagna elettorale aveva destato preoccupazione all’interno del partito repubblicano, e si fecero infatti insistenti le insinuazioni sul fatto che le sue posizioni avrebbero allontanato i cattolici vicini al partito.

L’annuncio del suo ingresso nello staff ha contribuito ad agitare ancora di più gli animi scossi dei No-Trump che vedono in Bannon un forte sostenitore della supremazia bianca con risvolti razzisti, antisemiti e anticattolici. Tra i cori contro il businessman si levano sugli altri quelli dei leader della minoranza cattolica del partito democratico di camera e senato: Nancy Pelosi ed Harry Reid, seguiti dal leader della Naacp, movimento delle genti di colore, Weekly Standard.

Anche musulmani ed ebrei si trovano concordi e definiscono una presa in giro la nomina di Bannon al pari di David Axelrod, consigliere di Obama. Vedono in fatti in lui soltanto un personaggio capace di trasformare in strumento di propaganda per la supremazia bianca il suo sito. Bannon dunque rischia di essere una nuova miccia negli scontri che proseguono in tutta America contro il presidente eletto e nonostante lui e il suo staff difendano Bannon a spada tratta sottolineandone le abilità manageriali e di strategia, si è decisamente lontani da quell’idea di “Presidente di tutti” pronunciata da Trump subito dopo la vittoria delle elezioni.