Martedì 8 novembre, la notizia della vittoria di Donald Trump ha suscitato le reazioni più diverse in ogni parte del globo. Dall’Europa fino in Asia i vari capi di stato hanno manifestato, a seconda dei casi, la propria soddisfazione o le proprie preoccupazioni per ciò che Trump potrebbe fare in futuro lungo il corso del suo mandato. In Cina, intanto, ci si domanda ancora quali saranno le prime mosse di Trump in Politica Estera e, soprattutto, cosa ne sarà della relazione bilaterale Cina-USA.

La reazione della Cina

Il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ha mandato un messaggio di congratulazioni al neo eletto presidente degli Stati Uniti, sottolineando la viva speranza di una continua cooperazione: “stimo profondamente la relazione che intercorre tra Cina e Stati Uniti, e non vedo l’ora di lavorare insieme a voi per espandere la relazione Cina-USA in ogni campo: a livello bilaterale, regionale e globale, sulla base dei principi di non-conflittualità, rispetto reciproco, cooperazione win-win e con una risoluzione costruttiva dei contrasti, in modo tale da portare la relazione Cina-USA a un nuovo punto di partenza, a beneficio dei popoli dei nostri e degli altri paesi”, riporta il China Daily.

Per Xi Jinping, e per altri funzionari del governo cinese, la candidata democratica Hillary Clinton avrebbe rappresentato il “male minore” tra i due, ma in Cina il tycoon gode generalmente di un discreto successo: secondo un sondaggio del South China Morning Post di Hong Kong, il consenso su Donald Trump è del 39%, mentre in altri paesi asiatici come Giappone, Filippine e Indonesia si aggira intorno al 13%.

Clinton “male minore” ma si rivaluta Trump

La continua ricerca da parte cinese del principio della stabilità, ha indotto gli alti piani del governo cinese a vedere Hillary Clinton come il male minore tra i due candidati. Clinton non era particolarmente apprezzata per una serie di ragioni: i suoi continui riferimenti alla questione dei diritti umani, tasto dolente per la Cina, non l’avevano certo resa popolare; in più, il suo desiderio di continuare sulla strada obamiana del pivot to Asia aveva destato non poche preoccupazioni tra i funzionari del governo.

Ora che Hillary Clinton è definitivamente fuori dai giochi, Trump sembra non essere un’alternativa così terribile: nonostante le dichiarazioni fatte lungo il corso della campagna elettorale, è improbabile che il repubblicano rischi di compromettere irrimediabilmente il futuro di una relazione così importante come quella esistente tra Cina e Stati Uniti.

Le affermazioni secondo cui le politiche cinesi stanno sottraendo lavoro ai cittadini statunitensi e la minaccia di dazi del 45% sui beni cinesi non sembrano più poi così credibili agli occhi di molti.

Il fattore imprevedibilità di Trump

Ciò che di più destabilizza il governo cinese, sempre alla ricerca di punti fermi e poco amante dei rischi, è proprio il fattore imprevedibilità del nuovo presidente.

Sebbene la Cina preferisca generalmente i repubblicani, Trump è un personaggio “atipico” rispetto agli altri, e apre quindi un ventaglio di scenari diversi a cui sarà possibile assistere. Donald Trump potrebbe decidere di seguire i suggerimenti dei suoi consiglieri, Alexander Gray e Peter Navarro, adottando una politica estera di tipo aggressivo che vada ad intaccare gli "interessi fondamentali” della Cina; in alternativa, come affermato su The Diplomat, Trump potrebbe optare per una strategia più accomodante ma che non scateni reazioni imprevedibili da parte cinese. Questa soluzione si potrebbe ottenere riducendo l’ingombrante presenza americana nel Pacifico occidentale, verso cui la Cina è sempre più insofferente, in cambio del sostegno cinese sulle questioni extra-regionali.

E’ ancora troppo presto per definire quali politiche Trump deciderà di adottare nei confronti del gigante cinese. Sarà il tempo a dire se l’imprevedibilità del presidente neo eletto avrà conseguenze davvero così spiacevoli per Pechino.