Da qualche tempo a Siracusa la battagliera consigliera comunale Simona Princiotta è oggetto di un'attività mediatica volta a scavare, con malcelato voyeurismo, sul suo passato personale per tirar fuori una presunta ma disdicevole relazione amorosa che avrebbe avuto con un collaboratore di giustizia. La restituzione delle donne alla camera da letto non è nuova a quella parte di battaglia politica che ancora oggi tende a ricollocarle nel punto più basso della catena del potere, quali semplici oggetti del desiderio e del piacere maschile. E le donne non ci stanno, al punto che cento protagoniste del dibattito pubblico femminile, prima firmataria Anna Martano, sottoscrivono un appello affinché la denigrazione personale esca fuori dallo scontro politico.
Le "donne promotrici" classificano come intollerabile la violenza psicologica e verbale che la cultura maschilista del potere sta utilizzando nel dibattito pubblico, sostenendo le ragioni di madre di Simona Princiotta e sottolineando come, ancora una volta, una donna che entra in politica viene costretta a pagare un prezzo sull'altare dei riferimenti legati alla vita sessuale.
La sessualità come strumento di denigrazione
L'appello delle cento donne è riportato già da ieri sui quotidiani on line Siracusapost e Siracusalive equesta mattina nel "paginone" dedicato da La Sicilia alle vicende politiche e giudiziarie di Palazzo Vermexio, con le firme autorevoli di Laura Valvo e Francesco Nania. Si rompe, dunque, lo spettrale muro del silenzio che fino ad oggi aveva caratterizzato la difesa delle donne nel loro impegno pubblico attraverso l'iniziativa di Anna Martano, che richiama il mondo maschilista siracusano al rispetto della parità dei generi e dell'impegno civile delle donne.
Simona Princiotta sembra tuttavia non scomporsi rispetto a coloro che, per colpirne dignità e credibilità, stanno facendo riferimento al vecchio racconto maschilista della sessualità utilizzata per la denigrazione e si affida con serenità al lavoro in corso da parte della giustizia.