Il 4 dicembre 2016 gli italiani si daranno appuntamento alle urne per il referendum costituzionale voluto dal Governo. I punti della riforma sono parecchi e si va dall’abolizione del CNEL, di cui già vi abbiamo parlato precedentemente, alle modifiche del Titolo V della Costituzione. Proprio riguardo a quest’ultimo, sono in tanti a non sapere cosa sia di preciso, nonostante il countdown per l’apertura dei seggi elettorali stia per scadere. Grazie ai cambiamenti voluti dall’Esecutivo, qualora dovesse vincere il fronte del ‘sì’, andremmo in contro a delle nuove regole, ma scopriamo più nel dettaglio questo punto su cui saremo chiamati ad esprimere il nostro voto.
Riforma del Titolo V della Costituzione, cosa comporterà?
In sintesi, il Titolo V regola il rapporto tra lo Stato e tutte le autonomie locali. Si tratta di una parte importante della nostra Costituzione, che potrebbe subire una riforma con il ‘sì’, altrimenti rimarrà tutto come prime. Nell’eventualità che perda il ‘no’, ci sarà una perdita di autonomia da parte di quelle regioni aventi statuto ordinario, mentre per quelle a statuto speciale ci saranno soltanto dei piccoli cambiamenti. Passando la riforma, vedremo modificata la questione sulla divisione delle competenze. Attualmente la essa prevede 3 differenti branche. Una per lo Stato, una di competenze concorrenti (mista Stato-Regioni) ed una composta da tutte quelle non citate in maniera esplicita di competenza delle Regioni.
È proprio sulla seconda che si cerca di apportare una correzione, visto che la riforma del 2001 ha generato solamente una serie di effetti negativi. In pratica, sono 15 anni che si registrano cause tra le due parti, gestite da parte della Corte Costituzionale, in un numero decisamente al di sopra rispetto al passato, perché non è chiaro a chi debbano spettare alcune competenze su diverse materie.
Il Governo di Matteo Renzi vuole eliminare le materie concorrenti, inserendo nuove competenze di esclusiva dello Stato, creando una lista delle competenze regionali e lasciando alle Regioni pure tutte quelle non menzionate espressamente.
La riforma contiene modiche di altro tipo. Vengono soppresse le province, enti ormai già svuotati di una buona parte delle loro funzioni, ed un’apposita legge di tipo ordinario andrà successivamente a regolamentare quelle competenze rimanenti; inoltre, si pone un limite agli stipendi dei consiglieri regionali, affinché non percepiscano più di quanto guadagna il sindaco di un capoluogo di Regione.
Le novità riguardano anche il ‘regionalismo differenziato’, che ad oggi consente allo Stato di assegnare ad alcune Regioni autonomia aggiuntiva, e la procedura per lo scioglimento di un consiglio regionale. Altro aspetto che subisce un cambiamento è concernente i costi standard, ma a tal proposito sarà necessario attendere disposizioni da una prossima legge ordinaria. Prima di lasciarvi, vi ricordiamo che sul portale del Ministero dell’Interno potete trovare il testo completo relativo alle novità che si introdurrebbero con la riforma costituzionale; infine, vi rammentiamo che i seggi elettorali saranno aperti dalle ore 7.00 continuativamente.