La scalata di Donald Trump alla Casa Bianca è certamente uno degli eventi cruciali dell’ultimo ventennio di politica internazionale. Con l’elezione del Tycoon certamente cambieranno gli equilibri internazionali e i rapporti d’interesse tra la più grande potenza dell’Occidente con il resto del mondo. Molto dipenderà dall’effettiva attuazione di un programma dai contenuti pericolosi che, tuttavia, l’elettorato americano ha deciso di promuovere a pieni voti. L’Italia da questo punto di vista si ritrova nel vasto gruppo dei Paesi che avevano sostenuto senza remore la candidata democratica Hillary Clinton.

Mi congratulo con lui e gli auguro buon lavoro - ha affermato in un messaggio il premier Matteo Renzi - convinto che l’amicizia resti forte e solida”. E invece qualcosa cambierà perché la svolta USA contribuirà a riproporre paradigmi politici che, in Europa in particolare, in molti avevano consegnato frettolosamente alla storia. Quando la memoria finisce col disperdere il suo patrimonio è l’autoritarismo a cavalcare malessere e nostalgia.

Fine del sogno Obama

L’Italia non è immune dalla restaurazione di modelli antidemocratici proprio perché si ritrova nel bel mezzo di un impoverimento culturale senza precedenti. Basti pensare ai tanti pregiudizi che ora accompagnano Barack Obama passato dall’essere l’uomo della speranza a responsabile di un fallimento senza precedenti.

A farne le spese, naturalmente, saranno tutti coloro che in un modo o nell’altro appartengono al cosiddetto establishment. Matteo Renzi è uno di questi perché non solo non ha mai nascosto la sua più totale ammirazione per il presidente uscente, ma ha strappato il suo Sì al Referendum Costituzionale in occasione dell’ultimo vertice alla Casa Bianca.

Un gemellaggio che in altri tempi sarebbe stato foriero di consensi e che invece oggi è divenuto un boomerang lanciato da chi sopravvive sfruttando le conseguenze della crisi. Sul cavalcare populismi e demagogia Matteo Salvini potrebbe dare lezioni a molti e, a dispetto del conto in banca, certamente è quello che più di altri reincarna perfettamente il modello di Donald Trump.

I tifosi dell’ultima ora

Il leader della Lega ha seguito la campagna elettorale del Tycoon riuscendo persino a intrufolarsi in un backstage per farsi immortalare di fianco al suo mito. Un atteggiamento risibile ma che almeno è dettato da una coerenza politica assoluta. Altri hanno seguito la scalata di Trump nell’ombra preferendo schierarsi per il discusso neo presidente solo a giochi fatti. Beppe Grillo è uno di questi. Il capo del M5S, con un video pubblicato sul suo blog, ha voluto rendere omaggio al magnate americano collegandolo alla rivoluzione italica dei cinquestelle. “Questa è la deflagrazione di un’epoca - ha affermato il comico - è l’apocalisse dell’informazione, della Tv, dei grandi giornali, degli intellettuali, dei giornalisti”.

Ci sono delle quasi similitudini fra questa storia americana e il Movimento - ha proseguito Grillo - siamo nati e non se ne sono accorti, perché abbiamo un giornalismo posdatato che capisce quando qualcosa è già successa”. “I veri eroi siamo noi - ha sentenziato Grillo - eroi che sperimentano, che mettono insieme i disadattati e i falliti”.