“Abbandonate la nave, si salvi chi può!”. Se dovessimo fare una metafora, la più calzante sarebbe quella di una nave prossima all’affondamento.

Invece questa nave – senza nocchiere – è l’Italia e chi la sta abbandonando sono i giovani.

È impietoso il bilancio ISTAT sulle emigrazioni dei cittadini italiani verso l’estero: +15%. Nonostante i flussi demografici che si dirigono oltre il confini non sono massicci come quelli del primo novecento, il paragone non sembra essere poi tanto fuorviante.

Si tratta di un aumento che registra in partenza 102 mila individui che si lasciano alle spalle il Bel Paese per tentare fortuna o speranza di condizioni di vita migliori all’estero.

Tra questi bisogna considerare che circa 23 mila sono giovani con più di 25 anni in possesso di un titolo universitario o più alto, mentre addirittura si raggiungono i 52 mila individui se ci riferiamo a coloro che sono in possesso di un titolo di studio medio o superiore.

Una situazione sempre più preoccupante se letta in combinato con i dati inerenti alla natalità e alla mortalità.

Se infatti nel 2015 si è registrato un calo del 3,3% sul totale delle nascite rispetto all’anno precedente, il numero di decessi nel corso del 2015 ha sfiorato i 700.000 (con un aumento percentuale dell’8,2 rispetto all’anno precedente).

Che gli indici di natalità italiana non fossero particolarmente alti non è di certo una novità.

Tuttavia la sommatoria di tutti questi fattori sta comportando un vero e proprio abbandono massivo del paese da parte delle giovani generazioni che cercano fortuna all’estero. Questo legittimo abbandono è sicuramente dovuto alla mancanza di opportunità lavorative ed all’assenza di politiche di investimento che incentivino gli under 35 a continuare a stare in Italia.

Salta ancora all’occhio, leggendo il rapporto, come la popolazione del sud sia ancor più penalizzata dalla scarsa capacità di attrarre residenti stranieri (che hanno contribuito nella misura del 14,8% al totale delle nascite).

Inutile dire che l’ormai dimenticato piano di rilancio per l’economia del Mezzogiorno attraverso la creazione di infrastrutture pubbliche – forse già accantonato dal governo a seguito del referendum - non pare abbia sortito effetti di alcun tipo.