Il 26 ottobre di quest'anno si celebreranno i 100 anni dalla battaglia di Caporetto, banco di prova dello sfacelo dell'esercito dell'Italia Unita.
In quel giorno di 100 anni fa, centinaia di migliaia di soldati - di cui la stragrande maggioranza meridionali - vennero uccisi, feriti o fatti prigionieri per difendere il tanto blasonato (a torto) "sacro suolo" che non era il loro. Non era il loro perché semplicemente di tanti soldati coscritti ben pochi si erano mossi dai confini di casa prima di essere gettati lì a combattere su montagne e su fiumi che non avevano mai nemmeno sentito nominare.
Quei nomi, ormai entrati nel linguaggio retorico di una storiografia glorificante (a torto), sono Isonzo, sono Monte Grappa, sono Tonale, sono Piave. Alcuni di questi nomi fanno riferimento a posti localizzati in quelle stesse terre in cui ieri si è proceduto ad un voto legale - per carità - ma politicamente aberrante.
I sig.ri Luca Zaia e Roberto Maroni che governicchiano quei territori da qualche anno si sono fatti portatori della volontà popolare (o di una sua parte) ed hanno indetto e fomentato un referendum per dare maggiore autonomia fiscale al veneto e alla Lombardia.
Il grido di battaglia è stato: "I soldi dei veneti restino in Veneto" e "I soldi dei lombardi restino in Lombardia".
Sfortunatamente, mentre i secondi hanno bellamente ignorato questi slogan inutili, i veneti purtroppo hanno creduto.
Assumono (i veneti votanti) che effettivamente lo Stato "romano" e ladrone, utilizzi i soldi loro per continuare a finanziarie la fanfaroneria meridionale, garantendo a tutti il diritto di ricevere un sussidio di disoccupazione, e di accedere - anche a spese dei veneti - ai trattamenti sanitari pagati dallo Stato, o ancora alla previdenza ed alle scuole a carico, anche queste dei veneti.
Io, che sono un meridionale qualunque, e che come molti miei conterranei sono andato a studiare al nord, ho utilizzato quei dannati soldi dei veneti (che mi hanno pagato la scuola) per finanziare le loro stesse università (le università del nord) per vivere là (al nord) e per fare arricchire e ingrassare dei settentrionali da cui ho avuto alloggio e cibo.
Questo ai cittadini di una parte del nord non importa però.
In una parte di quel nord in cui sono cresciuto, tutti i cittadini veneti (che hanno detto sì beninteso) hanno deciso a gran voce che essi sono migliori di ogni meridionale, che essi - coi soldi loro - hanno più diritto di un meridionale a curarsi, che essi - coi soldi loro - hanno più diritto di un meridionale a ricevere un sussidio di disoccupazione, o ad avere una qualsivoglia previdenza sociale, o a ricevere un'istruzione dignitosa.
100 anni fa il Veneto si è preso il sangue dei meridionali, fino ad oggi si è preso i giovani meridionali (tra cui mi includo), e adesso ci restituisce il favore di dirci che non finanzierà più la nostra fanfaroneria da meridionali; meridionali che -in fondo si sa - sono i soli da biasimare per essere nati in una terra maledetta.