L’ordine sarebbe venuto dall’alto, presumibilmente dal presidente Vladimir Putin, che avrebbe ordinato personalmente di procedere con la sottrazione di informazioni nei confronti del partito democratico statunitense, con l’obiettivo di condizionare i risultati della campagna elettorale americana.
Le rivelazioni contenute in un servizio esclusivo di NBC darebbero prova definitiva di una forte ingerenza della Russia nelle elezioni americane. All’inizio pare che l’intervento di Putin sarebbe stato determinato da un’antipatia personale del presidente russo nei confronti del candidato democratico Hillary Clinton.
L’intervento in questione avrebbe successivamente trasceso l’aspetto personale per trasformarsi in una dimostrazione, agli occhi del mondo, della corruzione della politica americana. Insomma dalla questione personale alla questione di Stato il passo è breve.
Aldilà delle intenzioni degli attori in scena, a rafforzare l’accusa adesso emergono anche le conferme di 17 agenzie di intelligence statunitensi che ammettono che, ai fini dell’autorizzazione dell’operazione, sarebbe stato necessario un coinvolgimento anche dei massimi livelli di comando russo, e quindi anche dello stesso Putin. Le prove raccolte dalle agenzie dimostrano infatti come l’intervento del presidente russo sarebbe avvenuto “con un alto grado di certezza”.
La Russia si sarebbe comportata, se queste indiscrezioni dovessero essere ulteriormente confermate, in spregio il dovere di non ingerenza negli affari interni altrui - principio riconosciuto dal diritto internazionale generale – e lo avrebbe fatto con lo scopo di ottenere un indebito vantaggio sullo scacchiere internazionale.
D’altronde è innegabile il forte interesse da parte di Putin a favorire l’elezione di Donald Trump. Oltre ad essere molto più vicino alle posizioni di Mosca sotto il profilo ideologico, Putin vorrebbe trarre un diretto vantaggio dall’isolazionismo fatto proprio dal presidente eletto Trump.
Lo stesso presidente russo ha confermato in un’intervista rilasciata ai microfoni di un’emittente giapponese (tv Nippon) come lo stesso Trump possa giocare un ruolo chiave ai fini della normalizzazione dei rapporti Russia-USA.
Dietro questa normalizzazione potrebbe tuttavia leggersi lo scopo vero di Vladimir Putin, quello di voler trarre un vantaggio diretto per affermare il ruolo della potenza egemone russa in tutti gli scacchieri; scacchieri ove la Clinton avrebbe potuto rappresentare una personalità eccessivamente ingombrante, a partire dalla Siria.
Intanto, mentre sullo scacchiere le pedine si mescolano, il medio oriente continua a bruciare.