Nel corso della trasmissione "Otto e mezzo" su La7 questo Sabato 17 dicembre è intervenuto Ignazio Marino, ex sindaco di Roma del Pd, che intervistato dalla conduttrice Lilli Gruber e da Marco Damilano si è soffermato su molti temi di attualità politica.

Ignazio Marino parla a tutto tondo sulla politica di Roma e di quella nazionale: pareri taglienti su Raggi e Renzi

In primo luogo Marino ha parlato delle recenti vicende dell'Amministrazione Raggi a Roma e del fatto che alla sindaca sono stati imposti dei nomi degli assessori: "Non sono un fan del governo del M5S ma sarebbe una ferita alla democrazia.

Un anno fa un sindaco venne allontanato con i consiglieri comunali che andarono dal notaio e adesso un comico di Genova indica la composizione della Giunta di Roma. Ci sono analogie tra i due casi. Il popolo allora perché deve votare se poi tanto decidono il segretario del PD o un comico genovese? La Raggi non dovrebbe dimettersi, ma appellarsi al popolo romano che l'ha eletta per chiamarli a una manifestazione di sostegno. E poi andare avanti perché è stata eletta lei, non Grillo".

Cosa pensa del caso Marra? "La mia amministrazione lo mise in un ruolo in cui non aveva poteri decisionali, né di spesa. Si sapeva che Marra avesse rapporti con Sergio Scarpellini, un grande immobiliarista romano, che ha molte attività legate alla politica, come quella di affittare per centinaia di milioni palazzi utilizzati per uffici dei parlamentari o dei consigli comunali.

Io credo, ma è un pettegolezzo, che Marra si sia molto avvicinato a molti consiglieri del M5S quando io ero Sindaco e poi quando Raggi è stata eletta ha ritenuto che egli dovesse "incassare" un premio per la collaborazione data in quel periodo"

Gli errori commessi come sindaco da parte di Marino? "Quando vinsi le Primarie mi concentrai sul programma di governo mentre mi disinteressai delle candidature dei partiti che mi sostenevano, ho sbagliato a non occuparmi di quelle scelte.

Inoltre ho forse sbagliato a non scontrarmi con il Presidente del Consiglio quando volle decidere chi dovevano essere i miei assessori".

Poi Marino passa a parlare del PD: "Il suicidio del PD è iniziato quando Renzi decise che si sarebbe votato a Roma con due anni di anticipo sulla fine della consiliatura. Ha promesso che se avesse perso il referendum si sarebbe ritirato per sempre dalla politica? Ecco ora dovrebbe farlo, dimostrando coerenza, in tal caso avrebbe tutto il mio rispetto. Non si è dimostrato un grande stratega: ha allontanato il sindaco di Roma facendo vincere il M5S, ha personalizzato un referendum e lo ha perso, se adesso spinge per andare a elezioni politiche spinge verso la vittoria di Grillo. Se invece si ritira farà bene al PD che ricomporrebbe le proprie lacerazioni e bene al Paese. Io candidarmi alla segreteria del PD? Assolutamente No. In questo momento serve un lavoro collettivo e non quello di una persona sola. La vicenda di Roma non influenzerà però il voto nazionale, in questo momento c'è un grande disgusto per i partiti tradizionali, anche per il PD. In questo momento serve ricostruire una nuova classe dirigente e questo è anche frutto del terribile Porcellum del 2005 che ha fidelizzato gli eletti con il capo del partito. Invece serve un sistema maggioritario uninominale in cui gli eletti devono rendere conto ai cittadini"

Infine Marino torna a parlare di Roma: "Raggi sta garantendo quella continuità che ai partiti a Roma piace, quel consociativismo con il mondo degli immobiliaristi, con il mondo dei rifiuti e della gestione dei trasporti. Esso c'era prima del mio arrivo come Sindaco, e improvvisamente ora è tornato. Raggi sta facendo quel lavoro che è strumentale a quei partiti che nel consociativismo vivevano. Ha riportato a galla un pezzo della destra romana. Anche Alemanno metteva nei consigli di amministrazione uomini del PD. Penso che Raggi non arriverà a fine mandato, ma se deve cadere come ho fatto io sarebbe una grave lesione della democrazia."