17 DIC - Partiamo dall'ovvio: le elezioni di giugno 2016 hanno consegnato al Movimento, quindi ad una sola lista, la guida della capitale. La creazione della squadra di governo cittadina è stata travagliata sin dai suoi primi passi. L'assessore Muraro (e non assessora seguendo i consigli di Napolitano) non è mai entrata in partita, poiché l'epilogo del suo assessorato era certo e già scritto su un paio di email (vedi Luigi di Maio).
Ma quello che sta accadendo a Roma in questi giorni ha del particolare: Marra viene iscritto nel registro degli indagati e a quanto si dice, si dimette volontariamente, questo già sarebbe più che opinabile; ma la vera chicca la sfodera il sindaco Raggi che parla di Marra come un dipendente X tra i 23.000 lavoratori della macchina amministrativa.
Sebbene non sia elettiva, la carica di Marra ha senz'altro un sapore politico, tant'è che il suo ruolo non è la risultante di una graduatoria di concorso ma di una "indicazione politica" fatta da altri ma avallata da Raggi. Nella stessa conferenza stampa il sindaco non ha previsto nessuno spazio di replica giornalistica bensì, tagliando nettamente la dialettica, ha chiuso la conferenza stampa, senza neanche una precisazione.
Di questa sera la notizia di altre dimissioni, quelle di Romeo e Frongia che "hanno deciso di dimettersi" nonostante la voci su tali dimissioni girassero da giorni e fossero state invocate da Beppe Grillo in persona.
Questo evidenzia in primis la presenza di correnti forti all'interno del Movimento; questo sarebbe testimoniato dalle dimissioni dei due rappresentanti pentastellati del "Raggio magico" e dalla stessa voglia di equilibrio da sempre invocata nella formazione della squadra di governo.
In secundis la voglia di non far trapelare nulla, annullando uno degli attori di qualsiasi dibattito con il M5s: l'altra parte.
Con queste piccole "chicche" il movimento cerca di coprire agli occhi dei più quello invece che, con le dichiarazioni di questa sera, appare lampante: il terreno si sta sgretolando sotto i piedi del sindaco che si è vista costretta a barattare due dei suoi in cambio di altre persone scelte dal direttorio romano, la forza politica sta finendo, ma tutto questo non trapela dall'apparato comunicativo pentastellato che continua a parlare di persone che si dimettono senza un perché, forse seguendo l'esempio di Sala?