Continua a far parlare l'ordine esecutivo del presidente Trump. La legge anti-musulmano, come è stata definita da molti, ha generato non solo indignazione nel mondo politico e proteste nella società civile, ma sta incidendo sulla stabilità economica del paese.
Il turismo cambia rotta
Molte compagnie di turismo asiatiche, hanno già dichiarato che questo veto aumenterà il richiamo di turisti musulmani verso i loro paesi. Tra queste la AirAsia, compagnia aerea low-cost della Malaysia, paese a maggioranza musulmana, che nel 2016 ha accolto a bordo oltre 200.000 turisti provenienti da paesi arabi.
La Malaysia, oltre che una meta turistica, è anche un importante polo di turismo medico, il veto di Trump potrebbe dunque divenire una risorsa per molti altri paesi.
Il campo dell'educazione subisce perdite
Infatti non solo sul piano turistico si intravedono cambiamenti di rotta e destinazione, ma anche per quel che riguarda l'educazione, sono migliaia le persone che annualmente si recano negli States per seguire corsi di inglese o corsi universitari, anche questo settore sembra soffrirà delle conseguenze. Rod Jones, CEO della Navitas LTD, compagnia australiana di corsi di inglese all'estero, ha dichiarato che dopo l'ordine esecutivo, molti studenti che avevano scelto gli States come meta, hanno richiesto di cambiare destinazione o addirittura, in alcuni casi, hanno scelto di rinunciare al corso.
Secondo Rod Jones, gli stati che diverranno le nuove mete saranno principalmente l'Australia e il Canada, il cui primo ministro ha dichiarato in un tweet, in risposta alle politiche di Trump “ Se gli USA non vi vogliono, noi saremo lieti di accogliervi”. Molti degli studenti rinunciatari non provengono dai sette paesi banditi dall'ordine, ma hanno dichiarato di voler andare in luoghi dove si sentono accolti e sicuri.
I numeri del'ordine esecutivo
Da quando l'ordine esecutivo è entrato in vigore, sono stati 348 i passeggeri in possesso di un visto a cui è stato negato il diritto a salire bordo di voli diretti negli USA; a 200 persone è stato negato l'accesso negli States dalla polizia di frontiera americana; 735 persone sono state fermate e interrogate dalla polizia di frontiera aeroportuale, tra le quali 394 erano persone in possesso della green card, visto che rende legalmente il possessore residente permanente negli USA.
Azioni legali contro l'ordine esecutivo
Se da un lato abbiamo visto l'agitarsi della folla, dall'altro sono molte le azioni legali contro l'ordine esecutivo, tra le quali lo stesso stato di Washington. Il suo governatore, il democratico Jay Inslee, ha dichiarato “che l'azione legale è giustificata dal fatto che l'ordine viola l'Equal Protection Clause contenuto nel primo emendamento della costituzione americana”. Tale clausola fu stipulata nel 1868 e dichiara che ogni stato americano debba garantire a tutti i cittadini, inclusi quelli stranieri, un trattamento equo per la legge.
L'industria dell'informatica in agitazione
L'Industria dell'informatica non è estranea allo tsunami economico che il veto anti-islam sta causando, infatti gran parte delle grandi compagnie ha dipendenti stranieri, molti di essi provenienti dai sette paesi banditi nel Ordine Esecutivo.
Compagnie come Amazon ed Expedia hanno dichiarato il loro supporto nei confronti dell'azione legale mossa dallo stato di Washington, ed in settimana un gruppo di rilievo di compagnie dell'industria tecnologica americana si riunirà per decidere se muovere un'azione legale contro l'ordine esecutivo.