"Ho sempre creduto che la dignità degli altri fosse il fondamento della mia libertà" é una frase di Melania Mazzucco che riassume la parole chiave legata ai diritti umani: dignità.

Il caso di Giulio Regeni, a un anno dalla sua scomparsa e tutt'ora senza verità, é negli occhi di tutti. La magistratura italiana sta facendo il possibile per trovare colpevoli e catene di comando dietro ad una delle pagine più ingiuste degli ultimi tempi. La lettera pubblicata ieri, scritta dai genitori di Giulio, é una precisa e composta lezione di dignità e di senso di giustizia.

La violazione totale dei suoi diritti ha fatto si le autorità diplomatiche non avessero neanche il tempo per provare a salvarlo da quell´inferno. Anche per questo é necessario avere sempre a mente cosa vuol dire l'abusato concetto "diritti umani". Una questione concreta, che definisce la stabilità e lo sviluppo di un paese, delle sue istituzioni e della società.

Amnesty International ogni anno lancia una campagna, Write for Rights - scrivi come se se la vita di qualcuno dipendesse da questo. Petizioni, lettere, post su Facebook, tweets.

La storia che vi raccontiamo é quella di Annie Alfred, perché oltre a subire la minaccia di poter essere aggredita e uccisa, é una bambina. Ha dieci anni, una famiglia che la ama e la vuole felice, vive in Malawi e da grande vorrebbe fare l'infermiera.

Il problema? Ha ereditato l'albinismo, un particolare condizione genetica della pelle, e i capelli e le ossa delle persone albine in alcune aree vengono considerate fonti di ricchezza. Qui é possibile scrivere alle autorità del Malawi perché si adoperino a mettere in atto leggi e misure in grado di difendere la vita di queste persone, e nel lungo termine, cambiare la cultura rispetto a questa diversità del colore di pelle, occhi o capelli.

Il meccanismo é semplice, prendersi cura della dignità altrui, dei diritti mentre vengono violati. Amnesty International segue diversi casi, sui quali mette i riflettori, alza la voce, mobilita le persone e crea pressione su chi ha il potere di decidere. Fa una cosa minima ma essenziale, non lascia soli. La domanda che tutti ci poniamo é..

può bastare? No. Non é tutto, ma serve, e funziona. Come per Yves Makwamba e Fred Bauma, due attivisti rilasciati alla fine di agosto, dopo che 170,000 persone si erano mobilitate per loro, o Yecenia Armenta, che aveva confessato un reato dopo aver subito torture, rilasciata a giugno. Ci sono i nomi e cognomi, i volti, in alcuni casi i famigliari. Sono storie da leggere bene, ingiuste, profondamente sbagliate. Ma in cui si crea uno spiraglio, l'idea che sia possibile fare qualcosa e anche riuscire.

Quest'anno i casi sotto la lente di ingrandimento sono undici, dalla Cina al Camerun , l'Azerbaijan e la Turchia, persone singole che ne rappresentano altre, attivisti, minoranze, giornalisti, e basta niente, un graffito, una bandiera, un tratto somatico diverso o il vivere in un'area che altri vorrebbero usare. In questo video, si scrivono tra loro, perché forse solo chi ha provato davvero la violazione dei propri diritti, puoi capire cosa vuol dire, e sa trasmettere il giusto coraggio.