Le aziende da oggi possono vietare ai propri dipendenti di indossare il velo islamico o qualsiasi altro indumento religioso. A dirlo è la Corte di Giustizia Europea, con sede a Lussemburgo, chiamata in causa su due ricorsi portati avanti da donne musulmane, uno proveniente dal Belgio e l'altro dalla Francia. Entrambi i ricorsi, riguardavano la possibilità di indossare il velo durante le ore lavorative in osservanza della religione musulmana.

Il primo caso. Samira Achbita è una receptionist musulmana, impiegata della G4S. All'epoca del ricorso, una regola interna dell'azienda vietava ai propri dipendenti di indossare il velo durante le ore di lavoro.

Nel 2006 la receptionist si è scontrata con il datore di lavoro perchè pretendeva di indossare il velo. Dopo aver analizzato questa richiesta la direzione le ha dato parere negativo, sostenendo che non avrebbero permesso a nessuno di coprirsi il capo durante gli orari di lavoro.

Il secondo caso. Il secondo caso riguarda una donna francese, licenziata da uno studio di ingegneria. Indossava lo hijab quando era stata assunta nel 2008, un cliente tuttavia si lamentò con lo studio chiedendo che all'incontro successivo non ci fosse nessuno con il velo. La società ha quindi deciso di licenziare la dipendente poichè quest'ultima si era rifiutata di lavorare senza hijab. Un tribunale francese aveva riconosciuto un indennizzo alla donna per la mancanza del preavviso, ma aveva altresì stabilito che il licenziamento fosse avvenuto per "giusta causa".

La Corte ha anche stabilito che il divieto "può costituire una discriminazione indiretta qualora venga dimostrato che l'obbligo apparentemente neutro da essa previsto comporti, di fatto, un particolare svantaggio per le persone che aderiscono ad una determinata religione o ideologia".

Giusto o sbagliato? Questione di sicurezza o atto discriminatorio? Intanto Amnesty International annuncia che farà ricorso alla Corte poichè si ritiene che questa normativa "discrimini le donne sui posti di lavoro".