Una debutto internazionale per alcuni, la conferma di leadership già consolidate per altri. Una 'due giorni' che, dal punto di vista geopolitico, cambia poco o nulla. Anzi davvero nulla, se proprio vogliamo essere spietatamente sinceri. Il G7 di Taormina non passerà certamente alla Storia, i 'sette grandi' del mondo si sono visti faccia a faccia, hanno discusso, hanno sottoscritto accordi formali che non spostano di un millimetro quanto accade nel mondo. Sette grandi, meno uno. L'assenza della Russia, sospesa dal forum dopo la crisi ucraina del 2014, pesa oltremodo su alcune fondamentali questioni che sono state discusse in Sicilia.
L'ombra lunga di Vladimir Putin era comunque presente su tematiche quali la Siria o la lotta al terrorismo. Come dire che è perfettamente inutile parlarne, se manca uno degli attori principali.
Un G7 di 'transizione'
Per alcuni leader di fresca nomina, come Emmanuel Macron, Donald Trump e Theresa May, si è trattato semplicemente di un debutto internazionale senza eccessive complicazioni. Quale sia la posizione di costoro su alcune tematiche internazionali è ancora da chiarire. Sulla carta non è cambiata rispetto a quella dei loro predecessori, ma i prossimi mesi daranno indicazioni più precise. Fa eccezione Paolo Gentiloni, il cui governo in Italia è considerato di transizione a prescindere, un traghettatore che porterà il Belpaese al tanto atteso voto del prossimo anno e le cui modalità saranno determinate dall'infinito dibattito sulla legge elettorale.
Differente, invece, la posizione della cancelliera tedesca Angela Merkel. Tanto lei quanto i rappresentanti dell'UE presenti a Taormina sono i simboli di un'Europa che dà l'impressione di averla scampata dal pericolo dell'ondata populista. La posizione di Berlino e Bruxelles sulle argomentazioni trattate al G7 è arcinota, non era certamente da politici per i quali il summit è, ormai, un appuntamento tradizionale che ci si attendevano scossoni.
In fin dei conti, per la maggior parte dei leader presenti è stato un G7 'conoscitivo', certamente, ma con tanta carne al fuoco. Sulle tematiche internazionali più delicate il fantasma russo ha fatto inevitabilmente sentire la sua presenza-assenza.
Accordi privi di spessore
Al di là delle cause che hanno portato al provvedimento, tenere Mosca fuori dal G8 è comunque un grave errore strategico.
Oggi, discutere di crisi ucraina e coreana, questione siriana e terrorismo senza la Russia è, letteralmente, fare 'i conti senza l'oste'. La Russia è il Paese più importante dell'area eurasiatica, i cui confini si estendono dal vecchio continente al Pacifico. Ha interessi economici e militari in Medio Oriente, sta orchestrando la risoluzione della crisi siriana ponendola alle Nazioni Unite come una sorta di 'gioco già fatto' in attesa di bene placet, si pone inoltre come nuovo partner sempre più importante sul piano degli scambi commerciali. Lasciare il Cremlino fuori dalla porta, pertanto, è un errore che l'Occidente potrebbe pagare a caro prezzo anche nel futuro prossimo. In tal senso è lungimirante la dichiarazione del neopresidente francese.
"Con la Russia il dialogo non è facile, ma è pur sempre un dialogo - ha detto Emmanuel Macron - e pertanto ritengo che coinvolgere Mosca in determinate questioni non sia soltanto importante, ma strettamente necessario". Macron fa un esempio calzante quando cita la Siria. "La crisi in Siria è impossibile da risolvere senza il coinvolgimento diretto della Russia". In tal senso, c'è grande attesa per la visita a Parigi del presidente russo, Vladimir Putin, fissata al prossimo 29 maggio.
Un format superato?
Ci si chiede pertanto se il G7 non sia diventato ormai uno strumento anacronistico o, peggio ancora, un'inutile passerella. Abbiamo citato la Russia come partner imprescindibile, citiamo anche la Cina il cui ruolo in questioni come quella della Corea del Nord è, a dir poco, una chiave di volta.
In tal contesto, riteniamo che nel mondo di oggi questo format a 7 sia ampiamente superato e non abbia più alcun senso. Sarà molto più importante, al contrario, l'appuntamento con il G20 che si terrà il 7 ed 8 luglio prossimi in Germania e che riunisce tutte le economie più forti del pianeta, allargato a partner provenienti da tutti i continenti. A margine del summit di Amburgo dovrebbe inoltre svolgersi il primo, attesissimo faccia a faccia tra Donald Trump e Vladimir Putin. Archiviamo pertanto la parentesi di Taormina con un'unica nota positiva, la promozione ulteriore a livello globale di una delle perle di Sicilia: una terra che, almeno in questa circostanza, ha offerto il suo lato migliore.