È ormai chiaro che in Gran Bretagna, per vincere, si deve scommettere sul cavallo perdente.
UNA SFIDA INIZIATA UN ANNO FA: LA BREXIT
Lo abbiamo già visto un anno fa con il risultato del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europa che, contro ogni previsione, rivelò una diffusa volontà popolare favorevole all’uscita dall’UE. Lo stesso David Cameroon, ex Primo Ministro, quando indisse il referendum per la Brexit, non solo riteneva che l’uscita dall’Europa sarebbe stata “una minaccia per la sicurezza economica e nazionale” del Regno Unito, ma anche che era improbabile che il popolo si fosse schierato a favore della Brexit.
Si potrebbe dire che l’azzardo di Cameroon fu non soltanto un voler assecondare il dibattito politico del momento, ma soprattutto un ingenuo tentativo per scongiurare le pressioni del suo partito insieme ad altri di orientamento nazionalista (come l’Ukip di Nigel Farage) e magari tacerle per sempre con la vittoria del referendum. Tuttavia, quel 23 giugno 2016 segnò la vittoria non solo per gli euroscettici d’oltremanica, ma una speranza per le battaglie di tutte le forze politiche e sociali euroscettiche d’Europa. In più, quel giorno permise un primo e concreto ingresso del “trumpismo” nel nostro continente.
UN ANNO DOPO: LE ELEZIONI ANTICIPATE
A conferma della supremazia della “legge del più debole”, abbiamo i risultati delle Elezioni anticipate avvenute ieri che registrano un recupero di 34 seggi da parte dei laburisti e che configurano un Parlamento spaccato in due e sfornito di una solida maggioranza di governo.
Si ricorda che le suddette elezioni sono state indette anticipatamente dal Primo ministro Theresa May per tentare di rafforzare la maggioranza dei conservatori in Parlamento. Tuttavia, queste elezioni si sono rivelate un vero e proprio ritorno di fiamma a vantaggio dei laburisti condotti da Jeremy Corbyn che è stato capace di recuperare, nell’arco di un mese, i 20 punti di scarto che lo allontanavano dai conservatori.
Dunque, un’inaspettata e spiacevole mezza vittoria per Theresa May, che costringerà conservatori e opposizioni a cercare costantemente dei punti di accordo. Incerti gli scenari e le intese che si delineeranno sugli scranni della House of Commons; tuttavia, si auspica che una presenza più consistente e pressante del partito laburista possa garantire una prosecuzione più sobria dei negoziati con Bruxelles, a dispetto della "Hard Brexit" invocata più volte dalla May.