Se non bastava la decisione della Corte Suprema che ha ribaltato le sentenze dei tribunali inferiori contrarie al “Muslim Ban”, legge che dispone il divieto d'ingresso negli USA a chi proviene da paesi arabi, nella fattispecie Iran, Libia, Siria, Yemen, Somalia, Ciad e Sudan (insieme ad altri “enemies” come Corea del Nord e Venezuela), Donald Trump incalza la fragilità degli equilibri in Medio Oriente riaccendendo un conflitto rimasto a lungo assente dai nostri media, forse persino dimenticato; con il riconoscimento di gerusalemme capitale di Israele, Donald Trump apre a inediti e tragici scontri tra Palestina e Israele.

Dal Maghreb al Pacifico, insorge il mondo arabo

Seppur non sia ancora iniziata ufficialmente la nuova intifada contro Israele, già annunciata nei giorni scorsi da Ismail Haniyeh, Primo ministro dell'Autorità Nazionale Palestinese e leader di Hamas, divampano dal Maghreb al Pacifico le proteste contro la decisione del Presidente USA; manifestazioni (violente e non) non solo nei soli territori palestinesi, ma anche in Iran, Libano, Iraq, Pakistan, Tunisia, Turchia, Malesia, Indonesia e Egitto, dove il Grande Imam di al-Azhar, Ahmed muhammad al-Tayyeb, ha dichiarato di non sostenere la decisione di Trump e rifiutato di incontrare il vicepresidente USA, Mike Pence; lo stesso Mike Pence che si recherà questo mese in Israele, Egitto e Palestina, ma che per Jibril Rajoub, esponente di Fatah, «non è il benvenuto»

Scontri a Gaza e in Cisgiordania, i primi morti

Intanto sia a Gaza che in Cisgiordania sale il bilancio dei feriti tra i dimostranti palestinesi.

Confermati più di 700 manifestanti feriti negli scontri con le milizie israeliane; non solo feriti ma anche 2 morti (Mahmud al Masri, 30 anni; Maher Atalla 54 anni), il più anziano risulta aver perso la vita quando l'esercito israeliano ha ingaggiato obiettivi di Hamas nella Striscia, in risposta all'offensiva organizzata da un gruppo salafita-jihadista.

L'Europa supporta la Palestina, gli USA attaccano l'ONU

Nel frattempo si è riunito d'emergenza il Congislio delle Nazioni Unite dove, insieme al Presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Maḥmūd Abbās, gli ambasciatori di cinque paesi (Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Svezia) si sono detti contrari alla scellerata decisione di Donald Trump di voler unilateralmente cambiare lo "status" di Gerusalemme; gli ambasciatori europei hanno inoltre assicurato che manterranno le loro ambasciate a Tel Aviv. Dure le parole dell'ambasciatore USA, Nikki Haley, che accusa l'ONU di essere ostile a Israele e da sempre un ostacolo per il perseguimento della pace in Medio Oriente.