La spada di Damocle dell’impeachment pende come non mai sulla testa del presidente americano Donald Trump. In queste ore verrà letta la dichiarazione pubblica sotto giuramento dell’ex capo dell’FBI James Comey di fronte alla commissione intelligence del Senato, una dichiarazione scritta in cui è contenuta una notizia che scuoterà sicuramente l’opinione pubblica: pare infatti che Trump durante una cena chiese a Comey di insabbiare l’inchiesta sul Russiagate e le indagini su Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale.
Nonostante sia un momento delicatissimo per la sua carriera, Trump ha deciso di non fermare la deposizione come in suo diritto grazie al “privilegio esecutivo” che gli consentirebbe di rifiutarsi di rispondere alle ingiunzioni del potere giudiziario.
Cos’è il Russiagate
È bene però fare un passo indietro. Cerchiamo di capire cosa sia il Russiagate. Si tratta di un’inchiesta nata come una serie di illazioni e ipotesi, che si occupa di accertarsi se le accuse sull’ingerenza di Mosca nelle scorse elezioni presidenziali siano vere oppure no. Certo è che questi dubbi stanno prendendo sempre più corpo, dal momento che Trump ha anche ammesso, dopo una prima smentita, di aver condiviso col ministro degli Esteri russo Lavrov delle informazioni riservate su temi inerenti al terrorismo.
La potente figura di Putin getta la sua ombra sulle elezioni presidenziali del 2016, dove la favorita Hilary Clinton si vede battuta da un personaggio controverso, un magnate che si ritrova a contenderle la Casa Bianca dopo delle primarie vinte contro avversari di poco spessore; persino il Partito Repubblicano aveva delle perplessità riguardo alla candidatura di Trump.
La prima vera bufera che sconvolge l’entourage dell’attuale presidente e che fa sospettare davvero un interesse del presidente russo nel favorire la vittoria del tycoon avviene nell’agosto del 2016, quando Paul Monfort, manager della campagna elettorale deve dimettersi per l’accusa di aver ricevuto finanziamenti dalla Russia.
Ma il momento di svolta, in cui nasce effettivamente il Russiagate, si ha all’inizio dell’anno quando Michael Flynn, generale in pensione allora consigliere per la sicurezza nazionale, omette di riferire di aver parlato con l’ambasciatore russo Kislyak delle sanzioni nei confronti Mosca. La scoperta del suo silenzio porta all’avvio ufficiale delle indagini da parte dell’FBI, oltre ovviamente a fargli perdere il posto.
In seguito anche Comey, che a capo dell’FBI indagava sulla faccenda, viene licenziato da Trump.
La vicenda si fa sempre più ingarbugliata e arriviamo così a queste ore, in cui davvero il presidente americano deve tremare perché con queste dichiarazioni rischia l’impeachment, e tale misura è spesso una via diretta alla fine prematura del mandato presidenziale. A questo punto non ci resta altro che aspettare ulteriori sviluppi.