Chi pensava che la scissione del Partito Democratico avrebbe portato alla pacificazione del Centrosinistra si sbagliava di grosso. Se all’interno del Nazareno le discussioni permangono, al di là delle barricate le cose non vanno tanto meglio. Giorno dopo giorno emergono impietosamente tutte le contraddizioni di una (vecchia) classe politica che ha cambiato sì nome e bandiera, ma non la sua inclinazione genetica al conflitto. Il progetto della ricostruzione politica di un nascente asse di Sinistra si è dissolto come neve al sole. La rottura tra Giuliano Pisapia (leader di Campo Progressista) e gli ex esponenti della minoranza Dem (ora dirigenti di Mdp), è la dimostrazione lampante che Matteo Renzi era un problema e non il problema.
L’avvocato milanese è stato l’ultimo ad arrendersi a questa conclusione, dopo esser finito quasi sotto processo per un abbraccio amichevole scambiato con la fedelissima del nemico (Maria Elena Boschi ndr). Non ci sono e non potranno esserci i margini per ricomporre il puzzle rompicapo dell’universo di Centrosinistra.
Il Pisapia furioso
Pisapia ha confidato ai suoi di non poter più proseguire il cammino intrapreso con Mdp. Gli ultimi attacchi feroci subiti sono stati solo l’ultima goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo da tempo. L’ex sindaco di Milano ha dovuto dare così ragione suo malgrado a Renzi che, a questo punto, può tornare a essere un interlocutore credibile in vista delle elezioni prossime politiche.
L’ossessione di D’Alema, Bersani, Rossi e Speranza di fare la guerra al segretario del PD si è dimostrata infatti più forte di qualunque prospettiva politica. Non c’è spazio per le divisioni e per le lotte tra bande secondo Pisapia e per questo ha preferito tirarsi fuori dalla mischia prima di finire trascinato al suo interno.
Ci sarà tempo e modo di pensare a un’ipotetica alleanza anche se il diretto interessato, intervistato dal quotidiano La Repubblica, non ha dissipato tutti i dubbi e le distanze apparentemente importanti che separano il suo Campo Progressista dal Nazareno. “La legge elettorale proporzionale non prevede la formazione delle coalizioni - ha affermato - perciò bisogna prendere atto che è sempre più necessario lavorare per costruire un movimento progressista, un rinnovato Centrosinistra, autonomo e indipendente dal PD”.
Renzi nell’ombra
Dopo aver girovagato l’Italia per presentare il suo ultimo libro “Avanti”, Matteo Renzi ha scelto di far calare il silenzio per un po’ di tempo. Una decisione che profuma molto di marketing, considerate tutte le polemiche al veleno scaturite dalle rivelazioni consegnate alle pagine della nuova fatica letteraria. In realtà il segretario del PD è già proiettato a settembre, mese nel quale potrebbe decidersi il destino del governo presieduto da Paolo Gentiloni. “È inutile partecipare ai teatrini di Palazzo” pare abbia rivelato ai più stretti collaboratori. Meglio far calmare le acque e accelerare in autunno in vista di una campagna elettorale che si preannuncia infuocata come non mai.
Nell’agenda di Renzi, infatti, è stato già calendarizzato un tour a bordo di un treno, che lo accompagnerà lungo lo Stivale. Toccherà invece a Matteo Richetti, nuovo responsabile della Comunicazione dei democratici, far spegnere l’eco mediatico e preparare il terreno fertile per il ritorno in campo del leader. Non sarà certo un’impresa facile, considerata la portata delle repliche dei tanti personaggi solleticati dalla biografia di Renzi. Insomma, altro che spirito di unità predicato da Pisapia: il Centrosinistra resta una mera utopia.