Il presidente della Camera o, come lei pretende di essere chiamata, la presidente Laura Boldrini decide di condurre la sua battaglia per la parità di genere e contro il sessismo anche sui cartellini indossati dai dipendenti della Camera dei Deputati, anzi, dalle dipendenti donne. La terza carica dello Stato, scioccata dal fatto di dover leggere tutti i giorni parole come ‘bibliotecario’, ‘funzionario’ o ‘segretario parlamentare’, scritte sui cartellini appuntati sul petto di dipendenti di genere femminile, ha emanato un ordine di servizio con cui ha deliberato, parole testuali, “l’adozione di un linguaggio rispettoso delle differenze di genere in tutti gli atti e i documenti” entro la data del 25 settembre prossimo.

Una direttiva varata con l’ausilio del Comitato Pari Opportunità di Montecitorio che, però, non è piaciuta per niente alle dirette interessate. Le dipendenti donne della Camera, infatti, hanno dato mandato ai sindacati interni di impugnare la circolare Boldrini.

Il ricorso contro la circolare Boldrini

Contro la decisione di Laura Boldrini di introdurre l’obbligo di declinare la qualifica professionale anche al femminile a partire da lunedì 25 settembre, l’universo femminile di Montecitorio ha annunciato un ricorso collettivo, coperto dal patrocinio legale gratuito dei sindacati interni della Camera. La circolare Boldrini verrà dunque impugnata di fronte alla Commissione giurisdizionale. Ma il tempo stringe perché, proprio a partire da lunedì, i badge con le vecchie declinazioni delle qualifiche al maschile (bibliotecario, funzionario, segretario parlamentare) verranno disattivati, impedendo l’accesso nel palazzo a coloro i quali non si saranno adeguati.

Il ricorso, comunque, spiegano i sindacati in una nota, resta aperto anche per chi ha già sostituito il cartellino, ma non vuole sottostare al diktat boldriniano. “Il rispetto della parità di genere non può comportare l' imposizione della declinazione al femminile della professionalità, in presenza di una diversa volontà della lavoratrice”, questa la linea sindacale.

Le donne della Camera non vogliono essere chiamate ‘segretarie’

E, infatti, la suddetta volontà delle lavoratrici della Camera sembra andare in direzione opposta rispetto alle decisioni prese dalla loro presidente. Alle donne di Montecitorio non è andato giù soprattutto il fatto di doversi veder affibbiato per ordine di Laura Boldrini l’appellativo di ‘segretaria’.

Definizione percepita come discriminatoria dal momento che sono state proprio le dipendenti a pretendere la declinazione al maschile di ‘segretario’ proprio per superare il dispregiativo appellativo di ‘segretaria’.