Ennesima potenziale difficoltà all'interno del Pd: il dibattito sullo Ius soli – formula messa da parte perché secondo le voci ufficiali non esistono i numeri in Parlamento per approvarla. Il Ministro Del Rio ha aderito allo sciopero della fame per riportare la discussione in aula ed arrivare al voto. Ieri, a favore dello Ius soli, si è schierato il Ministro Minniti.

Minniti ravviva la questione sullo Ius soli, non con lo sciopero della fame ma con un intervento pubblico ad Aosta, "credo si debba fare di tutto per approvarla anche così com'è, sarebbe bene che la maggioranza resti unita ma la questione di principio è così rilevante che dovrebbe interpellare il parlamento ed ogni singolo parlamentare, si tratta di un terreno vitale per i prossimi 15 anni e potrà avere riscontri positivi nel contrasto al terrorismo di matrice integralista" perché e questa ''l'unica strada per una seria integrazione''.

Questo appello arriva contemporaneamente a quello dell'ex segretario dem Walter Veltroni, secondo cui ''lo Ius soli non può essere una tema di partito né una bandiera elettorale, vorrei che ogni parlamentare fosse obbligato a rispondere alla propria coscienza, spero nei cattolici e nei cinque stelle'' i quali fanno sapere che la questione deve essere trattata al livello europeo.

Ma non solo di Ius soli ha parlato Minniti, ribadendo la necessità di uscire dalla posizione di stallo libica, ''l'immigrazione c'entra poco con l'emergenza, anzi, aggiungo anche un'altra cosa: affrontare l'immigrazione in termini emergenziali è l'errore più catastrofico che si possa fare''. Minniti è ritornato anche sul piano fissato per il prossimo mese di gennaio: ''l'obiettivo è quello di andare verso il superamento dei grandi centri di accoglienza per passare a strutture piccole e meglio gestibili'' facendo dedurre i possibili problemi con le amministrazioni comunali; invita l'Europa a fare di più poiché ''dopo i sei miliardi dati alla Turchia è lecito immaginare un impegno finanziario con un budget simile per l'Africa ma invece oggi c'è un possibilità di risorse con poche centinaia di milioni di euro''; secondo il Ministro ''per tenere chiusa la rotta libica servono altri soldi, i primi sono stati appena sufficienti per pagare le milizie tripolitane e riempire i campi di concentramento, sono serviti per blindare il confine sud della Libia con Ciad e Niger e rispedire i migranti in Sudan ed Eritrea, paesi in mano a dittatori già incriminati dalla Corte Penale internazionale.