"Ora possiamo colpire tutto il territorio degli USA". Così il dittatore nord coreano spaventa il mondo occidentale dopo il successo nella notte del 28 novembre dell'ultimo test missilistico effettuato a Pyongsong, nel sud del Paese. Si tratta di uno dei test balistici intercontinentali più importanti, considerato da Pyongyang un "successo storico", perché l'Hwasong-15 - in grado di montare una testata nucleare ultra larga - può ricoprire una distanza incredibilmente più lunga rispetto alle precedenti versioni. Dopo il lancio, infatti, raggiunta un'altitudine massima di 4.500 km, ha coperto una gittata di circa 960 km, cadendo poi a circa 250 km dalle coste giapponesi.

La reazione

Le prove e i test continuano, aumentando la tensione, nonostante gli avvertimenti da parte della comunità internazionale. Il Consiglio di Sicurezza ONU ha indetto una riunione straordinaria a New York per prendere provvedimenti in merito, anche se tali soluzioni potrebbero comportare unicamente sanzioni economiche al Paese e, dunque, risultare inefficaci al reale problema. Kim Jong-un sta diventando un pericolo sempre più reale e lo stesso Donald Trump, che l'8 agosto scorso aveva promesso "fuoco e fiamme" a seguito dell'ennesima provocazione del dittatore, ora si stringe attorno agli alleati dell'est. il Presidente sud coreano Moon Jae-In e il capo di Stato giapponese Shinzo Abe sostengono una maggiore pressione per il "Little Rocket Man", anche se il "piccolo uomo razzo" non sembra farsi spaventare da niente e da nessuno.

Pazzia? Reale desiderio di gloria e fama personale e per il proprio Paese? La verità sta nel mezzo. Abbattere gli Stati Uniti sarebbe l'ambizione più grande di Kim, un'eventualità che distruggerebbe il mondo come ora lo conosciamo, perché scatenerebbe un'immediata guerra senza frontiere combattuta unicamente con un unico soldato al fronte: il nucleare.

D'altra parte, in una possibile guerra del genere, la stessa Corea del Nord sarebbe annientata, e questo il dittatore lo sa. Per questo motivo ad oggi, nonostante le numerose minacce, ancora non ha sferrato il proprio attacco in un Paese straniero. Viceversa, anche se il presidente Trump ha più volte minacciato un intervento militare, quest'ultimo potrebbe causare circa 500.000 morti nel giro di un'ora e distruggere la già più volte discussa sua leadership alla casa Bianca.

In altre parole, nessuno vorrebbe un altro Vietnam.

Nuove paure

Per ora questa possibilità sembra scongiurata. L'intelligence sud coreana non esclude l'eventualità di un futuro lancio, il settimo. È loro opinione che questo test si sia dimostrato unicamente come ennesima prova di forza della Corea del Nord, che ora può contare su un arsenale notevole. James Mattis, capo del Pentagono, conferma che "è andato più in alto, francamente, di ogni altro lancio da loro fatto" e che "è uno sforzo di ricerca e sviluppo da parte loro di continuare a costruire missili balistici che possono minacciare qualsiasi parte del mondo".