La decisione dell'amministrazione Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, che ha provocato agli Stati Uniti la riprovazione e le critiche di 128 paesi all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite la scorsa settimana, non ha limitato la gioia del Natale dei cristiani in Medio Oriente. Oltre alle inevitabili disastrose ricadute nella sfera della diplomazia, l'inattesa dichiarazione del Presidente americano ha suscitato altresì le reazioni di papa Francesco, dell'arcivescovo di Canterbury e dei leader delle chiese e comunità cristiane di Gerusalemme che si sono opposti con forza alla decisione.

A Betlemme il reporter palestinese Ibrahim Abdelhadi ha riferito che la "Chiesa di Al-Mahd, meglio conosciuta come Chiesa della Natività, saluta il Natale con un volto nuovo quest'anno dopo un importante restauro del suo tetto e degli antichi mosaici."

Un sito da tempo patrimonio mondiale dell'UNESCO e, secondo Abelhadi, la chiesa più antica del mondo che registra quotidianamente il numero più alto di visite, "la basilica originale di Al-Mahd fu costruita nel IV secolo dall'imperatore romano Costantino I sopra una grotta dove si dice che la Vergine abbia dato alla luce Gesù. Nel primo periodo medievale, altri edifici ecclesiastici furono incorporati nel sito originale. Di conseguenza, oggi la Chiesa della Natività è supervisionata da membri della Chiesa greco-ortodossa, della Custodia di Terra Santa e della Chiesa armena.

È considerata una delle più importanti chiese cristiane del mondo dopo la chiesa del Santo Sepolcro."

Abeti natalizi al posto delle armi

In Siria, ad Aleppo sono state numerose le celebrazioni natalizie ed una incredibile proliferazione di alberi di Natale ha suscitato un piacevole stupore in quanto cittadini di diversi credi religiosi ed etnie usano la festa per esprimere la speranza per la fine della guerra e il ritorno alla normalità.

Il mese scorso hanno riaperto alcune parti dell'antico souk. La lenta inversione di tendenza di Aleppo, anche se fragile (c'è stato un attacco di gruppi armati nei giorni scorsi), fa ben sperare. E quello di una Siria unificata, interreligiosa e non settaria - come delineato nel comunicato di Vienna e come vuole la tradizione di Aleppo - non appare più come un sogno lontano.

Anche le parole di Papa Francesco questa settimana hanno lanciato un rinnovato messaggio di speranza: "Coloro che sono diversi, sia culturalmente che religiosamente, non dovrebbero essere visti o trattati come nemici, ma piuttosto accolti come compagni di viaggio, nella genuina convinzione che il bene di ciascuno risiede nel bene di tutti, con sincerità di intenzioni, perché il dialogo, come espressione autentica della nostra umanità, non sia una strategia per raggiungere determinati obiettivi, ma piuttosto un percorso verso la verità, che merita di essere affrontato con pazienza, per trasformare lotte e competizioni in cooperazione".