Gli hanno lasciato giusto il tempo per festeggiare la rielezione al Senato della Repubblica, per poi notificargli il rinvio a giudizio e la confisca di tutti i beni a lui intestati. Quello di Albert Lanièce, rieletto per la lista Union Valdotaine-PD è un vero e proprio record. E' il primo rinviato a giudizio della legislatura, prima ancora che inizi ufficialmente.

Il politico valdostano si trova in ottima compagnia. Il provvedimento, infatti, è stato notificato anche ad altri 21 ex consiglieri regionali, assessori e presidenti della regione alpina.

A tutti è stato notificato il doppio provvedimento di rinvio e confisca. Tutto nasce da una contestata delibera di finanziamento destinata al celebre casinò di Saint Vincent.

Quel finanziamento pubblico sotto accusa

Tutto nasce nel 2012 quando la Giunta regionale della val d'Aosta, alla quale apparteneva all'epoca Lanièce, decise di finanziare il Casinò della Vallee di Saint Vincent, di proprietà pubblica, per salvarlo dal fallimento. Il rilancio ed il conseguente salvataggio di circa 800 posti di lavoro dipendeva da una corposa iniezione di denaro.

Il politico, insieme ad altri 10 colleghi, è imputato per aver firmato una delibera di finanziamento alla casa di gioco per un importo di 50 milioni di euro pubblici.

Secondo la procura contabile, che ha contestato questo atto, si tratterebbe di una scelta scellerata poiché avrebbe soddisfatto la fame di quei disonesti che avrebbero sfruttato questa iniezione di denaro per arricchirsi.

Il danno erariale imputato a questi amministratori e politici è stato calcolato in 140 milioni di euro e per tutti è stato disposto un sequestro conservativo di tutti i beni ad essi intestati.

Si va dagli immobili ai conti correnti, passando per terreni, quote societarie ed al quinto di stipendi, vitalizi e pensioni. In totale sono stati sequestrati 151 tra case, appartamenti e terreni per un valore commerciale che si aggira intorno ai 20 milioni di euro, oltre a 81 conti correnti bancari siti in 31 differenti istituti creditizi.

Il rieletto senatore contesta questo provvedimento, anticipando la difesa del suo operato.

Sostiene infatti di aver firmato il finanziamento in buona fede allo scopo di salvare il Casinò e le centinaia di posti di lavoro che offre, ricordando di aver lasciato la regione l'anno successivo, in corrispondenza con la sua prima elezione al parlamento di Roma. Il casinò di Saint Vincent si conferma croce e delizia per la Valle d'Aosta. La vicenda che raccontiamo non è che una delle tante nelle quali la procura locale ha indagato gli amministratori locali. Sono innumerevoli, nel passato, le inchieste e le relative condanne per truffa, tangenti e falsi in bilancio legate alla celebre casa da gioco.