Dopo il risultato elettorale deludente del 4 marzo da parte del Partito Democratico, e dopo tre giorni di discussioni interne al principale partito del centrosinistra italiano, nelle scorse ore è arrivata la notizia che Matteo Renzi si è dimesso anche formalmente da segretario nazionale. Ad annunciarlo è stato il presidente del partito Matteo Orfini, il quale ha inoltre comunicato che lunedì 12 marzo si svolgerà la Direzione nazionale del partito, nella quale si provvederà a nominare il "reggente" che sostituirà nell'immediato Renzi alla testa del Pd.

Il compito di questa nuova figura sarà, fra gli altri, quello di guidare la delegazione dem alle consultazioni al Quirinale nei primi giorni della nuova Legislatura e di fatto di tenere il timone in tutta questa fase politica particolarmente delicata e incerta.

PD, verso la nomina di un reggente: poi segretario eletto dall'Assemblea o dalle Primarie?

Secondo diversi rumors la figura che sarà indicata nell'immediato come "reggente" del PD sarà l'attuale vicesegretario nazionale Maurizio Martina, il quale peraltro lunedì farà la relazione politica introduttiva in Direzione. Non sembrano esserci molte alternative rispetto al Ministro uscente delle politiche agricole, per ricoprire questo ruolo.

Ma dopo tale passaggio, si apre una fase sicuramente molto particolare dentro al PD che porterà all'individuazione del nuovo segretario. Quasi certamente verrà fissata l'Assemblea Nazionale del Partito per fine aprile, ovvero dopo le Consultazioni di Mattarella. Ma non è assolutamente chiaro ancora se tale Assemblea sarà chiamata a eleggere direttamente il segretario: ricordiamo che da Statuto essa ne ha la facoltà. E ben due volte in passato lo ha fatto: nel 2009 dopo le dimissioni di Veltroni, essa elesse Dario Franceschini, mentre nel 2013 dopo il passo indietro di Bersani essa incaricò Guglielmo Epifani. Anche se, come noto, il PD è solito eleggere il proprio segretario nazionale attraverso delle Primarie popolari aperte ai simpatizzanti.

E proprio questo è il nodo che dovrà essere sciolto nel PD nelle prossime settimane: lasciare all'Assemblea il compito di eleggere il segretario, che (salvo congresso anticipato) avrebbe diritto a restare in carica fino al 2021? Oppure indire delle Primarie aperte anticipate e lasciare che sia il "popolo del PD" a scegliere il proprio nuovo leader? Questo è il dubbio che assale lo stato maggiore dei democratici in questi giorni.

Ovviamente questa scelta (elezione in Assemblea o Primarie) condizionerà anche l'esito della decisione sul nome del nuovo segretario. Ricordiamo infatti che l'Assemblea Nazionale del PD è un organo composto da ben 1000 persone e, dopo il congresso dello scorso anno, ben 700 delegati sono "renziani", 220 sono in quota alla minoranza di Andrea Orlando, mentre 88 fanno riferimento al governatore pugliese Michele Emiliano.

Insomma, gli equilibri sono piuttosto chiari: difficilmente l'Assemblea eleggerebbe una figura invisa a Renzi e a chi gli sta vicino. Al contrario delle Primarie aperte renderebbero la leadership maggiormente contendibile.

Chi sarà il prossimo segretario del PD? Ecco i possibili nomi

In un caso o nell'altro i nomi che circolano per il ruolo di segretario sono i seguenti: Maurizio Martina, il quale appunto peraltro dovrebbe essere nominato "reggente" e pertanto avrebbe il vantaggio di potersi preparare già in queste settimane al ruolo di segretario a tutti gli effetti. Ci sono invece diversi che vedrebbero bene nel ruolo di leader maximo del PD una figura che ha mostrato un piglio sicuramente decisionista come il ministro dell'Interno uscente Marco Minniti.

Vi è poi chi ipotizza il nome di Nicola Zingaretti, una delle poche figure vincenti del centrosinistra dopo la batosta del 4 marzo e che godrebbe delle simpatie anche della sinistra del partito, ma proprio la fresca rielezione a Presidente della Regione Lazio induce a pensare che sia inopportuno un segretario con "doppio ruolo" proprio in questo momento. Sono in molti invece a pensare che non sia casuale la recentissima adesione al partito di Carlo Calenda, il quale potrebbe portare avanti una linea "continuista" sotto molti aspetti con la segreteria uscente. Molto più difficile sembra l'ipotesi di un ritorno, come quello di Dario Franceschini, il quale sicuramente avrà un ruolo decisivo anche nella prossima fase, ma difficilmente vorrà prendere di nuovo le redini del PD.

Infine vi è chi "sogna" un possibile impegno in prima persona nel partito da parte del Premier uscente Paolo Gentiloni, un volto considerato "rassicurante" e che secondo molti sondaggi degli ultimi mesi godeva comunque più stima dello stesso Renzi. In calo paiono invece le quotazioni di Sergio Chiamparino, dopo la recente apertura dell'ex sindaco di Torino a un possibile accordo il M5S.

Inoltre va detto che, in caso di Primarie, con ogni probabilità anche le minoranze dem esprimeranno uno o più candidati alternativi rispetto a quello della maggioranza. Nelle prossime settimane il quadro sarà più chiaro, se son rose fioriranno...