Giudicando una nuova campagna elettorale quasi dannosa per il Paese, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella cercherà nei prossimi giorni di adottare un atteggiamento favorevole alla formazione di un governo, cercando di non sostenere una coalizione piuttosto di un’altra e di evitare il più possibile un ritorno al voto. Sono ormai passati cinque giorni dalla chiusura del primo giro di consultazioni e il dato oggettivo è che sembra essere lontana l’idea di una facile formazione di un esecutivo.

La posizione di Mattarella

Giovedì e venerdì prossimo si aprirà il secondo round e si spera che qualche certezza salterà fuori.

Mattarella già prevede uno scenario dove vi saranno percentuali difficili da sistemare e continui scontri e indecisioni fra i leader dei partiti, in quanto il Presidente è convinto che un ritorno alle urne nei prossimi mesi faccia trapelare un messaggio di debolezza che l’Italia non può permettersi. Il voto, in questo momento, darebbe un forte segnale di incapacità organizzativa. Non è questa l’immagine nazionale che il presidente vuole trasmettere, dato che il 28 giugno prossimo gli Stati europei hanno un appuntamento importante a Bruxelles: i capi di Stato dovranno partecipare ad un consiglio convocato nella capitale belga dove discuteranno di tre tematiche fondamentali per il futuro dell’UE.

Riforma monetaria, politica sull’immigrazione e bilancio preventivo (discussioni sugli obiettivi generali da raggiungere) sono gli argomenti su cui ci si impegnerà cercando di arrivare a chiare conclusioni. Non si può arrivare ad un evento come questo con una politica interna ancora discutibile, è la posizione del Presidente.

Scenari difficili

Di fatto lo scenario è complicato da gestire e il tempo stringe, se come data di scadenza si assume il 28 giugno, e la formazione di un governo sembra essere lontana. L’idea di non andare alle urne deve fare i conti con posizioni contrastanti e con una realtà difficile da interpretare e da amministrare. Il movimento 5 stelle è il partito con la percentuale più alta, chi vuole governare deve, quasi necessariamente, aprirsi al dialogo con Di Maio, che sembra gestire il gioco delle coalizioni.

La coalizione del centrodestra come percentuale totale di voti è la prima, ma con un numero insufficiente per avere una maggioranza. Sembravano essere aperti ad un’alleanza con i grillini, ma quando questi hanno affermato di non volere Berlusconi in mezzo ai giochi democratici si son tirati indietro. Allora sembra essere diventato possibile un accordo tra Partito Democratico e Movimento, poco tempo fa impensabile. Il ministro Orlando del PD afferma che loro sono aperti al dialogo con Di Maio, ma la condizione perché questo sia possibile è che chiudano i rapporti con la Lega di salvini. L’idea di trovare degli accordi tra partiti risulta essere ancora improbabile o, meglio, difficile da prevedere. Come si usa dire in questi casi, dove le analisi sono complicate o superflue, lasciamo che sia il tempo a rimettere assieme i pezzi.