Domenica infuocata dopo la convocazione dell'ormai ex premier incaricato Giuseppe Conte che, alla fine del colloquio con Mattarella, ha sciolto negativamente la riserva per via del veto del Capo dello Stato a Savona come ministro dell'Economia. Il Presidente ha poi convocato Cottarelli per la formazione di un governo tecnico neutrale.

Reato d'opinione

Dopo quattro giorni dalla nomina di Conte, terminano le possibilità della nascita del "Governo del Cambiamento" acclamato a gran voce da Lega e Movimento 5 Stelle, possibilità che sono andate ad infrangersi sul nome di Paolo Savona, proposto all'Economia, ma sgradito a Mattarella e, a quanto pare, anche ai vertici dell'Unione Europea.

Nonostante Savona in mattinata con un comunicato si sia dichiarato "europeista", precisando che vorrebbe però un'Europa "più forte ma più equa", affermando anche che il "contratto di governo" rispecchia queste convinzioni. Ma ciò che ha scatenato ancor di più la bufera sono state le parole di Mattarella a seguito del fallito tentativo di formare un governo.

Ha infatti dichiarato: "Ho agevolato in ogni modo la nascita di un esecutivo che avesse una maggioranza parlamentare tra il Movimento 5 Stelle e la Lega, attendendo i tempi da loro richiesti per giungere ad un accordo programmatico, ho accolto la proposta per l'incarico del Presidente del Consiglio, superando ogni perplessità sulla circostanza che un governo politico abbia un Presidente non eletto in Parlamento", affermando poi che: "Avevo fatto presente che per le nomine di alcuni ministeri avrei esercitato particolare attenzione, e tenendo conto che io devo firmare, assumendomene la responsabilità istituzionale, i decreti di nomina dei ministri, ho condiviso ed accettato tutte le proposte, tranne quella del Ministro dell'Economia, la quale costituisce un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari".

Da qui sono partite le accuse da parte delle due forze politiche atte a formare la maggioranza, per cui il veto a Savona sia arrivato a Mattarella dall'Europa, in particolare dalla Germania, di cui Savona è un affermato oppositore, motivo per il quale, come dichiarato da esponenti di entrambe le parti, è stato "condannato per reato di opinione".

Il retroscena Giorgetti

Oltre alle responsabilità di Mattarella, sul fallimento della nascita di un "Governo del Cambiamento", si dovrebbe riflettere anche su quelle delle due forze politiche che lo stavano mettendo in atto e, ricordiamolo, dopo che lo stesso Presidente, a seguito di vari giri di consultazioni, aveva come ultima scelta quella di un governo neutrale che governasse fino alle prossime elezioni che si sarebbero svolte, al massimo, subito dopo la fine del 2018.

Se vi è infatti una cosa che non torna sull'escalation Politica di questo fine settimana, è sicuramente il fatto che dopo gli sforzi per mettere insieme due forze politiche opposte e trovare dei punti programmatici comuni, il tutto si sia sciolto per via di un ministero. E' pur vero che, come sottolineato da Mattarella, la nomina di alcuni ministri costituisce un messaggio immediato, e forse era proprio quello che voleva la "forza giallo-verde", ma è anche vero che dal Colle, in sostituzione a Savona, era stato proposto che a prendere in mano l'economia del paese fosse Giorgetti, il vice-Salvini, il quale avrebbe sicuramente sostenuto le ideologie della Lega in chiave anti-euro. Salvini, almeno ufficialmente, ne ha fatto una questione di "dignità", rispondendo negativamente alla proposta del Quirinale, con Di Maio che arriverà a pensare che Savona sia stato un pretesto di Salvini per far saltare tutto, tornare alle urne e ottimizzare lo scontro con il Colle a livello elettorale.

Impeachment e contromossa

Se Meloni e Di Maio assumono le posizioni più dure nei confronti di Mattarella, Salvini esclude la possibilità di arrivare a tanto, dichiarando però che "Mattarella non mi rappresenta". Intanto, però, la mossa di convocare Cottarelli non ha di certo fatto piacere a Lega e M5S, anche se Di Maio ha dichiarato apertura: "Spero di confrontarmi con Cottarelli perché sa dove prendere i soldi, solo che i governi lo hanno tolto di mezzo e questo non è giusto". Attualmente sembra comunque impossibile che nasca un governo guidato dall'ex commissario alla spending-review, voluto dal governo Renzi. Infatti , l'unica forza politica che finora ha assicurato il si alla fiducia è stato proprio il Pd, che non si avvicinerebbe nemmeno alla maggioranza necessaria.

Anche Forza Italia, che sembrava potesse appoggiare un governo neutro, forse intimorita dalla minaccia di Salvini che avrebbe rotto l'alleanza di centrodestra, tramite la Bernini ha escluso la possibilità di una partecipazione. Come dichiarato dallo stesso Cottarelli, in assenza di fiducia, il suo governo si dimetterebbe per accompagnare il paese ad elezioni dopo il mese di agosto, mantenendo neutralità rispetto al dibattito elettorale.