Le ultime elezioni regionali non sono state certamente un assist per il Movimento 5 Stelle, anzi tutt'altro. Quanto successo in Friuli non può passare inosservato agli opinionisti politici, né tanto meno a Di Maio, dove il movimento grillino è passato dal 24% del 4 Marzo al 7,2% di Domenica scorsa, decimando i consensi dei suoi elettori.

L'appello a Salvini

Di Maio risulta aver subito una sconfitta sia strategica che politica, e gli elettori del movimento glielo hanno fatto capire sia tramite la sua pagina Facebook che alle urne in Molise e poi in Friuli.

La sconfitta strategica riguarda principalmente il NO di Matteo Renzi all'accordo proposto dai 5Stelle, per il quale oltre ad aver perso molti consensi dopo questa apertura al nemico giurato ha pure ricevuto la porta il faccia dal suo segretario. Nonostante Mattarella abbia dato il mandato a Roberto Fico di trovare accordi politici per la formazione di un nuovo governo, Di Maio continua a voler giocare da protagonista. Il leader grillino si rivolge direttamente a Matteo salvini che, uscito trionfatore dalle ultime elezioni regionali, lo vorrebbe come alleato nel chiedere a Mattarella l'indizione di nuove elezioni il prossimo Giugno. Ormai consapevole di non riuscire a far firmare a nessun altro partito un accordo di governo, Di Maio si rassegna e vuole tornare subito al voto, cercando ora sponde politiche per spingere il Capo dello Stato a indirle.

Non c'è altra soluzione - dice Luigi Di Maio - che vede nell'inserimento di un ballottaggio nel sistema elettorale come inutile, in quanto sono le elezioni stesse ad esserlo. L'appello è rivolto al leader della Lega, l'unico interlocutore con cui sembrasse poter trovare un accordo, di tornare alle urne a giugno. "Facciamo scegliere i cittadini tra restaurazione e rivoluzione" dichiara il leader pentastellato.

Tornare al voto?

Sicuramente se il lavoro di Fico dovesse tramontare e nessun accordo verrà trovato le urne saranno l'unica soluzione possibile. Inizialmente si parlava anche di un governo del presidente, ma questa idea è stata abbandonata già dai primi giorni dai partiti in quanto un altro governo tecnico, stile Monti, non sarebbe visto di buon occhio da nessun cittadino. Il problema serio e principale è che tornando alle urne ora il risultato potrebbe essere lo stesso di ora, ovvero che nessun partito superi il 40% e a qual punto sarebbe un vero disastro.