Dopo mesi di stasi, durante i quali niente di particolarmente interessante succedeva in politica, è arrivata finalmente una notizia stuzzicante. Il nodo principale della questione è stato Paolo Savona, indicato da M5s e Lega come ministro dell’Economia.

La goccia che ha fatto traboccare il governo

Nodo complicato da sciogliere se si pensa che intorno a lui girano le questioni sulla mancata formazione del governo che l’Italia attende da mesi. Il presidente della Repubblica, che secondo la costituzione ha il pieno diritto di porre il veto sui ministri, ha deciso che Paolo Savona non può ricoprire la carica che i due partiti gli hanno assegnato.

Il già nominato presidente del Consiglio Giuseppe Conte (ormai ex), dopo un’ora di faccia a faccia con Mattarella, rinuncia all’incarico, rivendicando la squadra che l’avrebbe dovuto accompagnare alla gestione del Paese. Il governo non ha avuto il tempo di nascere e il motivo del mancato avvio dell’esecutivo è proprio il veto che il presidente della Repubblica ha esercitato contro Savona. Un veto che ha fatto discutere e continuerà a far discutere, in quanto completamente diverso da quelli che l’Italia ha visto negli anni passati. Per esempio Berlusconi propose come ministro della giustizia Cesare Previti, che era il suo avvocato, e il presidente della Repubblica del tempo, Oscar Luigi Scalfaro, non poté fare a meno di esercitare il suo potere avendo a che fare con un conflitto di interesse talmente evidente che difficilmente poteva passare inosservato.

La questione politica

Il caso di questi giorni è diverso, talmente diverso da essere un unicum nella storia d’Italia. Infatti, il presidente della Repubblica può esercitare il veto sui ministri, ma astenendosi da considerazioni politiche. E qua la linea è particolarmente sottile. Mattarella a favore dell’Europa e Savona euroscettico dichiarato.

Esistono argomentazioni a favore sia per reggere la mossa del presidente della Repubblica sia per difendere il mancato ministro dell’economia. La squadra che avrebbe dovuto governare non ha proposto un ministro alternativo, della serie: “o Savona o non si fa il governo”, quasi come se volessero rifiutare l’incarico. Mattarella ha, costituzionalmente parlando, l’obbligo di fare da garante per il Paese e il veto potrebbe averlo messo perché ha individuato una situazione pericolosa per il Paese.

Lega e 5 stelle non hanno nella loro campagna elettorale e nel loro programma di governo espresso palesemente una linea euroscettica, che invece il ministro ha dichiarato, quindi, in linea di massima, l’idea di Savona non dovrebbe rispecchiare quella popolare. Se Mattarella non dovesse dimostrare che effettivamente il veto espresso non è stato posto sulla base di un giudizio politico, la sua mossa potrebbe essere giudicata come anticostituzionale. Perché la censura delle idee non è ovviamente prevista. In ogni caso, la situazione attuale è particolare e delicata, e prima di esprimere giudizi frettolosi è bene guardare agli avvenimenti da lontano, soprattutto in questo caso, dove non ci sono precedenti con cui fare paragoni. Il metodo più efficace è quello di ponderare le azioni dei due protagonisti cercando di stabilire effettivamente le ragioni di entrambi.