“Ho ordinato all’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran di riprendere il processo di arricchimento dell’uranio”, così la Guida Suprema iraniana Ali Khamenei durante un discorso, tenuto lunedì, in occasione del ventinovesimo anniversario di morte del fondatore del paese, l’Ayatollah Khomeini.
L’annuncio arriva dopo settimane di tensioni cominciate lo scorso 30 aprile, quando il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in diretta TV, dichiarò di essere in possesso di migliaia di documenti che fornivano prove inconfutabili e “incriminanti” che l’Iran stesse costruendo armi nucleari.
Dieci giorni dopo seguì da parte del Presidente statunitense Donald Trump, la denuncia del JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action, l’accordo 5+1 sul nucleare iraniano) e l’imposizione di nuove sanzioni, definite “le più potenti mai applicate ad una nazione”.
Ora la risposta iraniana è arrivata. La Guida Suprema Khamenei ha ribadito che il governo e il popolo iraniano “non potranno mai accettare di essere sotto sanzioni e al contempo mantenere congelato il programma nucleare”. “I governi stranieri che desiderano ciò – continua – devono rassegnarsi a comprendere che questo loro sogno non diventerà mai realtà”. Un attacco diretto non solo ai governi di Stati Uniti e Israele ma anche a quelli europei che continuano a tenere il piede in due scarpe sotto la minaccia statunitense di sanzioni alle aziende europee che commerciano con l'Iran.
Infine, Khamenei ha puntato il dito contro quelli che “vogliono far credere che, qualora l’Iran non accetti un trattato sul nucleare meno conveniente che cercano di imporci, scoppierà una guerra”. Rimane dunque ferma la volontà iraniana a continuare con l’accordo nucleare raggiunto nel luglio 2015: certo è che non verranno più tollerati attacchi di qualsiasi tipo, a cui l’Iran risponderà in maniera ferma e decisa.
Toni rassicuranti dalle cancellerie europee
Le cancellerie europee non hanno tardato a rispondere. La prima a rilasciare dichiarazioni è stata la portavoce dell’Alto rappresentante Ue per la Politica estera e la sicurezza Federica Mogherini, che ha affermato che “non ci si trova davanti ad una violazione dell’accordo” in quanto il livello di arricchimento di uranio e di costruzione delle centrifughe non supera il limite stabilito dall’accordo JCPOA.
Toni rassicuranti anche dall’Eliseo, dove in questi giorni si trova in visita di stato Benjamin Netanyahu, il quale ha voluto rimarcare che l’accordo ha trasformato l’Iran in una “tremenda macchina da soldi”, che permettono al paese di finanziare le “missioni di destabilizzazione” in Siria e Iraq. Il Presidente francese Macron ha sottolineato la sua fiducia nell’accordo e ha esortato tutte le parti alla moderazione e a non prendere decisioni avventate.
Stessi toni anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, che Netanyahu ha incontrato il giorno prima. Oggi invece il primo ministro israeliano è stato ricevuto a Downing Street dal primo ministro Theresa May che, all'unisono con i suoi colleghi europei, ha detto che “la migliore strada per prevenire che l’Iran ottenga armi nucleari, è questo accordo”.