Decenni dopo la sua fine legale (con Lyndon Johnson, che firmò il Civil Rights Act nel 1964), la segregazione razziale sembra ancora gettare la sua lunga ombra sulla vita dei cittadini americani di origine africana, al punto che è stata pure coniata un'espressione tra l'ironico e il sarcastico che serve a descrivere tutte quelle situazioni in cui una persona di colore è infastidita, insultata, molestata dalle pubbliche autorità per il solo fatto di essere nera: l'espressione è “...while Black”.
"Living while Black"
E quindi non è difficile leggere storie di neri sottoposti a un trattamento diciamo particolare mentre guidano (“driving while Black”), fanno la spesa (“shopping while Black”) o semplicemente passeggiano per strada (“walking while Black”).
E sembra che essere un rappresentante del popolo o comunque di condizione elevata non sia sufficiente a ricevere un trattamento uguale a quello di tutti gli altri. Lo sa bene Emilia Sykes, 32 anni, che è deputata del Partito Democratico alla Camera dei Rappresentanti dello Stato dell'Ohio.
La Sykes ha raccontato di essere stata ripetutamente fermata dalla sicurezza del Parlamento del suo Stato, mentre i suoi colleghi bianchi venivano lasciati passare senza problemi. In una occasione, una guardia di sicurezza ha spiegato la richiesta di perquisirle la borsetta affermando che “non aveva l'aspetto di una parlamentare”.
"Troppo giovane" o troppo nera?
Al che, richiesto di una spiegazione, l'agente aveva replicato che la Sykes appariva “troppo giovane” per essere una deputata.
Una spiegazione che non ha convinto la parlamentare rappresentante di Akron: “L'età minima per essere eletti al Congresso di Stato è diciotto anni e io li ho passati da un pezzo...”. Secondo lei, dunque, è più probabile che si tratti di una discriminazione in base al colore della pelle.
Tra l'altro nell'occasione in cui la guardia chiese di perquisire la sua borsetta, la Sykes era accompagnata da un collega bianco più anziano di lei, 65 anni, che informò l'agente che la signora è una deputata, ma anche questo non servì a nulla.
Inutile dire che al collega bianco non venne chiesta nessuna spiegazione del perché si trovasse lì.
Successivamente la Sykes domandò al responsabile della sicurezza del Parlamento, il cosiddetto “sergeant at arms”, se per caso aveva capito male quali fossero le regole per l'accesso all'edificio, ma quello le confermò che mostrare il badge e la spilla al bavero della giacca era più che sufficiente.
Ancora più recentemente, mercoledì scorso, la Sykes ha avuto qualche difficoltà di accesso al Riffle Center, un edificio annesso al Congresso. Ha mostrato il badge all'entrata, ma la guardia le ha detto che non lo vedeva bene e le ha chiesto di fermarsi e mostrarlo per bene.
Alla fine è riuscita ad entrare, ma non è questo il punto, dice lei: il punto è che non tutti sono sottoposti allo stesso trattamento.
«È solo che – ha spiegato – è difficile sapere esattamente quali sono le regole. Sembra che siano come un bersaglio mobile, che cambia a seconda del tipo di persona”.
E certo Emilia Sykes non è la sola a subire questo trattamento ad personam. La sua collega deputata Alicia Reese, democratica anche lei e già vice sindaco di Cincinnati, ha raccontato che una volta le è capitato di lasciare il badge in ufficio. Un suo assistente provvedette a portarglielo, ma la sicurezza mise in dubbio che si trattasse proprio di lei, anche se sul documento c'era la sua foto.